
21 novembre 2025
Da tempo in Regione Lombardia si è imposta l’esigenza di una regolamentazione dei Data Center che sembra siano le uniche forme di investimento redditizie. Ma l’assalto dei Data Center alle aree della Lombardia non è iniziato oggi.
Ce ne sono di significativi a Milano, a Noviglio, Liscate, Vignate, Cornaredo e Settala. E ne sono già previsti altri: ben tre a Pregnana Milanese, su altrettante aree industriali dismesse, altri cinque a Vignate, Bollate, Segrate, Melegnano e Zibido San Giacomo. Il primo, quello di Supernap, oggi Stack Emea, si installò nel 2015 a Siziano, in provincia di Pavia ma immediatamente a ridosso della Città metropolitana di Milano. Capoluogo a parte, ecco il Data Center di Eni a Sannazzarro de’ Burgondi (Pavia) o quello di Aruba a Ponte San Pietro (Bergamo). Già nel 2020 Amazon annunciò di voler trasformare la Lombardia nella prima “Regione cloud” italiana. Due casi emblematici e controversi sono vicini a noi: quello di Bollate (su area verde!) e quello di Cesate (su area libera).
Anche la Regione Lombardia se n’è accorta ma in ritardo, come sempre. Perché è buona regola ambrosiana intervenire per “socchiudere” la porta della stalla quando i buoi sono già scappati. In un progetto di legge ha fissato le regole: più oneri per chi li realizza fuori dalle aree dismesse. Lo scopo è consumare meno suolo e facilitare il riuso domestico di calore e acqua. Città Metropolitana e Province dovranno aggiornare la mappa dei siti in disuso. Ma nel progetto di legge c’è pure la semplificazione delle procedure ambientali.”
In Regione sono state sollevate diverse perplessità. Azione e M5S hanno chiesto di sbloccare la legge …



