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Abel di Alessandro Baricco

Ha ventisette anni, Abel, quando diventa leggenda. Ha messo fine a una rapina sparando simultaneamente con due pistole contro obiettivi diversi. Un colpo detto il Mistico, che pochi sono in grado di mettere a segno con la sua precisione.
È lo sceriffo della cittadina di un Ovest immaginario ed è innamorato di Hallelujah Wood, una donna che ha addosso una specie di mistero, mani piccole e labbra orientali. Anche lei lo ama: ogni tanto parte senza che lui sappia dove va – “passiamo senza fermarci, è inteso così” –, ma torna sempre. La madre di Abel, invece, anni prima se n’è andata per non tornare mai più. Ha preso i quattro cavalli migliori e ha lasciato lui, i fratelli e la sorella al loro destino.
Una bruja una volta gli ha detto: “Sarà molto doloroso, ma un giorno, Abel, te lo prometto, nascerai”.
Alessandro Baricco dà vita a uno straordinario romanzo che è una storia spirituale, sapienziale, e al tempo stesso un western dove la scrittura è geometrica e il racconto visionario.

Avevo mani d’avorio, ai tempi, tutti i pistoleri ce l’hanno. Ora le guardo, sono piene di sole e rigate dal lavoro. Mi piacciono, sono mie.

Mio commento: Uno straordinario racconto tra il fantastico e l'incredibile. Ma il vero sono le vite dei protagonisti, loro malgrado.

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La porta di G.Simenon

«Era possibile che per tutti quegli anni lei fosse stata felice con lui, e che lo fosse ancora?». Stenta a crederlo, Bernard Foy, e non solo perché ha perso entrambe le mani saltando su una mina e non si sente più un vero uomo, ma perché di uomini sua moglie Nelly, che del proprio passato non gli ha nascosto nulla, ha sempre avuto bisogno. Da vent’anni loro due si amano con lo stesso trasporto e la stessa urgenza di quando si sono conosciuti. Eppure Bernard, che passa le sue giornate a spiare le vite degli altri dalla finestra, ad ascoltare i rumori del palazzo e del quartiere, e soprattutto ad aspettare che lei torni dal lavoro, è tormentato dalla gelosia per la vita, di sicuro «più animata, più appassionante», che la moglie conduce fuori casa, e dal bisogno di sapere in ogni momento dove lei sia e che cosa stia facendo: tanto che la sua assenza gli provoca un acuto malessere fisico. Un malessere che è sensibilmente peggiorato da quando Nelly sbriga piccole commissioni per un giovane illustratore che la poliomielite ha inchiodato su una sedia a rotelle e che si è trasferito al primo piano del loro stesso palazzo. E poi, nonostante l’età, lei sembra ogni giorno «più bella, più desiderabile», il che colma Bernard di un’insostenibile angoscia: come non sospettare che si tratti di quella «luce particolare» che emana dal volto di una donna innamorata? A poco a poco, Bernard non farà altro che pensare alla porta dell’appartamento del primo piano, dove lui non è mai entrato, che non è mai riuscito neanche a intravedere... Nessuno come Simenon

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Fuoco amico di A.Yehoshua

"Ruach" in ebraico significa vento, ma anche spirito, e "ruach refaim" è lo spirito dei morti, il fantasma. Il vento, in questo romanzo di Abraham B. Yehoshua, è quello che si insinua nelle fessure di un grattacielo di recente costruzione a Tel Aviv e provoca sibili e ululati che turbano gli inquilini. Amotz Yaari, il progettista degli ascensori, viene chiamato a indagare e a difendere il buon nome del suo studio dalle accuse che gli vengono rivolte. È la settimana di Hanukkah, una delle feste più amate in Israele, ma non è una settimana facile per Amotz. Sua moglie Daniela, che ama moltissimo è partita per la Tanzania, dove in una specie di esilio volontario vive Yirmiyahu, vedovo della sorella di Daniela. Da quando suo figlio è stato ucciso per sbaglio da un commilitone durante un'azione nei territori occupati, Yirmiyahu non sopporta più di vivere in Israele. Non solo: non vuole più vedere un israeliano o leggere un giornale o un libro scritto in ebraico. Vuole liberarsi dalla storia del suo paese, e per farlo ha accettato un lavoro di contabile al seguito di una spedizione paleoantropologica in Africa. Alla ricerca degli ominidi preistorici, per non rischiare dolorosi incontri con la storia. Al centro del racconto, il ricordo di un giovane ucciso, la rabbia per quelle due parole - "fuoco amico" -, il rifiuto di vivere in un paese continuamente in guerra, ma anche la sete di normalità, l'amore e la testarda volontà di tenere unita la famiglia.

Mio commento: un libro dolcissimo tra le fatiche concrete di un quotidiano che si impone con le sue imprevedibili banalità e il

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L’ombra di Mao

Per noi occidentali la Cina di oggi è un enigma. Per svelarlo c'è una sola strada: fare i conti con il padre della Cina contemporanea, capire chi fu davvero Mao Zedong. Federico Rampini ci accompagna in queste pagine in un nuovo viaggio attraverso il secolo cinese, sulle tracce di Mao: un viaggio nella storia, nel mito e nel presente, all'ombra di un uomo che si è reso responsabile della morte di 70 milioni di persone ma che, già nella scelta del suo successore Deng Xiaoping, ha consentito al proprio paese di imboccare la strada delle grandi riforme economiche. Un uomo il cui fascino ha accecato una generazione di intellettuali europei e ha ispirato alcuni mostruosi epigoni, ma a cui va il merito di aver restituito dignità a uno Stato piagato da un degrado e da una corruzione devastanti. Rampini incontra i testimoni di alcuni degli eventi più tragici e per noi oscuri della storia del secolo scorso, convinto che per far luce oggi sul mistero della superpotenza cinese sia indispensabile seguire i segni e le cicatrici lasciate sul corpo di questo sterminato paese da un uomo le cui mani sono sporche di sangue ma il cui culto non sembra destinato a sparire..

Mio commento: Un libro pieno di informazioni e utile. I giudizi sulla complessa figura di Mao mi sembrano dettati da una preoccupazione più "giornalistica" che storica. Mi sembrano  poco approfonditi e superficiali. Infatti in diversi capitoli sono anche contradditori. Inutili e fuorvianti i capitoli su Pol Pot e la Corea del Nord. Mao sarà responsabile dei suoi atti politici  e non di quelli di altri. Un pò più

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I ribelli di Sandor Marai, Adelphi,2001

Il romanzo racconta le vicissitudini e le avventure di un gruppo di ragazzi, ambientate nella tarda primavera del 1918, in una cittadina dell'Alta Ungheria lontana dal fronte, dove la vita, placida e sonnacchiosa in apparenza, è profondamente inquinata dalle venefiche esalazioni della guerra. Abbandonati a se stessi mentre i padri combattono chissà dove, i giovani in balìa dei demoni della loro "rivolta contro l'utile e il pratico", dichiarano guerra al mondo degli adulti inventandosi giochi molto, troppo pericolosi. Un oscuro commediante, che diventa il loro mentore occulto coinvolgendoli nelle sue trame perverse, li trascinerà verso un epilogo tragico e inevitabile.