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NO al Referendum Documento dei parlamentari del PD

logo-comitato-no14Scendono in campo anche alcuni parlamentari del Pd per esprimere una posizione di dissenso sulla Riforma costituzionale. Di seguito il loro documento:

“I firmatari di questo documento sono parlamentari del PD che voteranno no al prossimo referendum costituzionale. Con la consapevolezza che la propria è posizione in dissenso da quella deliberata dal PD, ma nella convinzione che essa possa essere da noi assunta grazie al carattere liberale dello statuto del partito, il quale mette in conto che non si dia un vincolo disciplinare quando sono in gioco principi e impianto costituzionale. Una posizione, la nostra, che confidiamo possa essere doppiamente utile. Da un lato, contribuendo a centrare il confronto sul merito della riforma, anziché su pregiudiziali posizioni di schieramento, come un po’ tutti, a cominciare dal PD, dichiarano di auspicare. Dall’altro, ritenendo che non siano pochi, tra elettori e militanti democratici, coloro che coltivano una opinione diversa da quella “ufficiale” del partito, pensiamo sia bene che essi abbiano voce. Circostanza che conferisce autorevolezza e forza al PD come grande partito pluralistico, inclusivo e appunto liberale. Sinteticamente, le motivazioni del nostro no sono le seguenti: 1) le priorità in agenda.…

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Gianni Cuperlo, “Il Pd non c’è più, è quasi estinto” Intervista del Fatto Quotidiano

gianni-cuperloLunedì 25 luglio sono stato all’incontro della SinistraDem di Milano. All’Arci Corvetto di Corso Lodi una riunione affollata e terminata dopo un serio confronto politico sullo stato del PD. Presenti tra gli altri i parlamentari Barbara Pollastrini e Francesco Laforgia con Matteo Mangili, “coordinatore” della  Sinistradem milanese e Onorio Rosati consigliere regionale PD. La serata è stata introdotta, e in qualche modo conclusa, da un intervento di Gianni Cuperlo. Complesso riassumere il suo pensiero  in poche righe ma parte di questo è stato reso pubblico nella intervista, che rilancio, di Tommaso Rodano su Il Fatto quotidiano del 1 agosto. Eccola di seguito.

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“Se non cambia, il Pd è l’anticamera di un partito estinto”. Gianni Cuperlo lo ripete senza esitazioni. Di quel partito, o meglio della sua minoranza, è uno dei dirigenti più importanti. Misura la forma delle parole ma non rinuncia al peso dei contenuti: “In questo momento – dice – è utile anche essere impietosi. Non si tratta di remare contro, ma neppure si può nascondere la polvere sotto il tappeto”.

È più semplice essere impietosi con Renzi quando perde, non è vero?

Per la verità quello che avevo da dire gliel’ho detto anche quando aveva il 40%. Semmai questo rilievo va rivolto ad altri. Io avevo invitato a una riflessione già dopo le Regionali dell’anno passato. In Veneto avevamo perso il 68% dei voti delle europee, in Toscana avevamo lasciato 450 mila voti, in Campania 430 mila.

Poi sono arrivate le Comunali.

Colpisce la rapidità con cui è stata archiviata la qualità della sconfitta: nel voto c’è stata una reazione persino di rabbia di un …

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Riprendiamoci la Costituzione. Le ragioni del NO

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Serata intensa e partecipata quella di giovedì sera in aula consiliare a cura del Comitato per il No al Referendum di Paderno Dugnano. Cerco di riassumere in pillole un dibattito serio e non semplice da riportare.

Introduce Andrea Capolongo dichiarando l’obiettivo della serata che è, richiamando Einaudi, quello di”conoscere per votare”. Una serata che vedrà l’illustrazione e la discussione non solo della proposta di revisione Costituzionale ma anche della legge elettorale detta “Italicum”. Questo perché le due norme sono legate in maniera stretta. E comincia anticipando che non è possibile affermare che la prima parte della Costituzione (quella dei diritti)  è rimasta intatta mentre è cambiata solo la seconda (quella dei poteri). Perché la Costituzione è unica e unitaria e le due parti sono indissolubili: non si può modificare la seconda parte senza “torcere” anche la prima come invece qualcuno vuol far credere.…

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Un calcio di rigore sbagliato Prime sensazioni

rig2“La destra c’è, il renzismo fa male al PD, il M5S avanza e la sinistra-sinistra non è un’alternativa credibile”. Questo è il telegramma che ci inviano i risultati del primo turno delle comunali 2016. Certo è presto per tirare delle somme conclusive. La situazione politica forse diverrà più chiara con gli esiti dei ballottaggi. Possiamo comunque anticipare una sensazione: c’ è poco da stare allegri per chi lavora a una sinistra riformista di governo e per un nuovo centro sinistra.

Il PD arretra ovunque e comunque non avanza. Saranno anche elezioni amministrative, sarà quel che si vuole, ma è un fatto che a Napoli il PD è terzo, a Milano Sala è tallonato da Parisi, a Roma non parliamone ma anche a Torino e Bologna i risultati del primo turno non sono confortanti. A Cagliari vince Zedda ma è di Sel.

Il M5S è al 35 % e diventa il primo partito nella capitale d’Italia. E’ al ballottaggio a Torino ed è quasi determinante nel secondo turno per Milano e Bologna.

Il Centrodestra è ben posizionato solo a Milano ma altrove anche a Roma, superate le divisioni profonde, sembra avere la forza elettorale per essere ancora competitivo.

La sinistra-sinistra non sembra in grado di proporsi come alternativa al renzismo. Nelle diverse modalità in cui si è presentata a Milano, Torino, Roma, Bologna, Cagliari, non ha raggiunto il  5% dei voti di lista.

E allora? Se non si cambia musica non è difficile prevedere che, passato il Referndum sulla Costituzione e non modificata la legge elettorale il PD può ritrovarsi terzo dopo il M5S e il Centrodestra alle politiche del …

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L’Austria e noi Ovvero la scomparsa del centro politico

austria2L’esito del voto austriaco di lunedì 22 maggio mi provocano due sentimenti contrapposti. Da un lato un sospiro di sollievo per la vittoria del verde Van der Bellen e dall’altro la consapevolezza dell’ultimo avviso. L’ultimo avviso utile per cambiare radicalmente le politiche dei governi europei (e non solo) rispetto all’austerità, alla crescita delle diseguaglianze, all’immigrazione. Sarà un caso ma, in questi ultimi anni, i partiti tradizionali (democristiani e socialdemocratici e a metà tra questi ci metto pure il PD italiano) non sono stati in grado di risposte politiche adeguate all’insorgere della “protesta populista”. Anzi le “grosse koalition” diffuse ormai ovunque, con le loro politiche liberiste, non hanno fatto che alimentare il clima di intolleranza e alimentato il rancore contro l’immigrazione e –indirettamente- contro l’idea stessa d’Europa. E’ una coincidenza che, a sinistra, Syriza in Grecia, Podemos in Spagna, Corbyn in Gran Bretagna, Sanders in USA e oggi Van der Bellen in Austria abbiano ridimensionato l’esperienza e la forza dei partiti filo establishment? E al contempo, a destra, Le Pen in Francia, l’FPO in Austria, Trump in USA, Orban in Ungheria e la Lega in Italia abbiano succhiato forza e linfa al centro moderato e conservatore? E cosa resta della sinistra riformista? Forse nulla se indugia ancora a copiare le politiche liberiste e il trasformismo istituzionale e non punta decisamente –come non sta facendo- a ricostruire alleanze sociali e politiche di centrosinistra, almeno in Italia. Per questo non condivido che si cerchi di polarizzare l’attenzione sui temi del Referendum costituzionale (di ottobre) e si trascurino importanti momenti sociali e politici vitali per l’avvenire del centrosinistra. Se non si affrontano le politiche …