Chiamparino si dimette,Fassino balbetta.

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Nel giorno in cui il governo inizia la discussione sul Documento di Economia e Finanza, dalle Regioni arriva un altolà a Palazzo Chigi e al ministero dell’Economia. Regioni e Comuni d’Italia si sentono penalizzati dalle proposte del governo.     Sergio Chiamparino, presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, intervistato da Affaritaliani.it, afferma: “Non credo che ci siano ancora margini per un taglio alle Regioni, anche perché con i quattro miliardi di euro di quest’anno siamo andati sotto la soglia di sicurezza, come per altro sa benissimo il governo”, spiega il Governatore del Piemonte.

Che aggiunge: “Il rischio sarebbe quello di una diminuzione dei servizi ai cittadini o di un aumento delle tasse locali”.Ho rassegnato le dimissioni dalla presidenza della Conferenza delle Regioni perchè è evidente che, dopo il giudizio di parificazione della Corte dei Conti che ha riscontrato un disavanzo di 5,8 miliardi nel 2014, una Regione in queste condizioni non può stare in testa alle altre. Mi devo dedicare di più al Piemonte”. L’atteggiamento di Chiamparino sarebbe legato al decreto “salva Piemonte” (che il viceministro all’Economia, Enrico Morando, del Pd, ha tuttavia assicurato in un’intervista con Repubblica), ma anche, a quanto pare, ad un ragionamento più complessivo legato ai rapporti tra lo Stato e le Regioni.

 

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Mentre Chiamparino si dimette il presidente dell’ANCI Fassino balbetta.Per fortuna non tutti sono silenti. Ecco allora il documento di ANCI Lombardia che è insolitamente chiaro e duro con il governo.“I Comuni lombardi riunti in assemblea a Milano il 19 ottobre 2015  rappresentano la voce delle autonomie e rivendicano la loro dignità istituzionale come definita dall’art. 114 della Costituzione.

I Comuni chiedono che si arresti il processo di forte neo-centralismo in atto da anni che ha mortificato ruolo e funzioni delle istituzioni locali e dei loro amministratori chiamati ad essere meri esecutori di scelte altrui e ridotti a “gabellieri” dello Stato. I Comuni lombardi affermano con forza che non è più tollerabile che il comparto Enti Locali subisca passivamente il proliferare di provvedimenti legislativi che, non essendo caratterizzate né dalla chiarezza né tanto meno dalla precisione, non solo non consentono una seria programmazione dell’attività amministrativa, ma costituiscono un vero e proprio ostacolo alla svolgimento dell’attività ordinaria e alla garanzia dei servizi minimi ai propri cittadini.
I Comuni rivendicano un cambio di passo che rimetta al centro la propria autonomia organizzativa, finanziaria e impositiva e chiedono venga loro riconosciuta la libertà nell’individuare le priorità per le proprie comunità e le modalità per raggiungere gli obiettivi loro chiesti dallo Stato”.Chiedono a Governo e Parlamento  tutta una sere di misure concrete (vedasi il documento citato) dimostrando una capacità di autonomia e una volontà di difesa dei cittadini che fa ben sperare.