Comunità energetiche (3): e le municipalizzate?

Articolo di Ottorino Pagani:

E le Municipalizzate?

Il “Position paper: Renewable Thinking”, prodotto da “European House Ambrosetti con il patrocino di Elettricità Futura” del luglio 2023, riporta: “Con riferimento alle Comunità Energetiche, l’Italia è indietro rispetto ai principali Paesi europei: le Comunità Energetiche in esercizio in Italia sono infatti 103 volte meno quelle della Germania. La potenza complessiva installata nelle CER è pari a circa 350 kW: 0,005% della potenza installata da impianti FER (Fonti Energetiche Rinnovabili) nel 2022. Il superamento delle criticità normative e le iniziative messe in campo dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica consentiranno alle Comunità Energetiche Rinnovabili di contribuire a raggiungere il target di rinnovabili: al 2030 le CER sono attese avere una potenza installata di oltre 7 GW, coprendo circa il 9% delle FER aggiuntive al 2030.”

Il successo della Germania suggerirebbe di analizzare la loro esperienza; ad esempio, il percorso seguito dal Comune di Wolfhagen e della Unione dei Comuni del nord dell’Assia per un approvvigionamento energetico regionale sicuro, basato sulle energie rinnovabili e partecipato dai cittadini si è sviluppato nelle seguenti fasi:

  • Nel 2002 il Comune costituisce la Stadtwerke Wolfhagen GmbH: utility, partecipata al 100% dal Comune medesimo. È la società che fornirà acqua ed energia ai suoi 13.500 cittadini.
  • Nel 2003 il Comune decide di riacquistare la rete elettrica, operazione che si completa nel 2006; nel 2008 il Consiglio Comunale stabilisce che la transizione al 100% di energia da fonti rinnovabili dovrà essere completata entro il 2015.
  • Tra il 2011 e il 2014 vengono realizzati gli impianti utili a soddisfare il 100% del fabbisogno elettrico locale e nel 2012 si costituisce la BurgerEnergieGenossenshaft Wolfhagen eG, una cooperativa di cittadini a cui viene ceduto il 25% dellutility.

L’esperienza tedesca, la necessità di tutelare i cittadini, la complessità tecnico organizzativa e il necessario decentramento territoriale della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili suggerirebbero un meccanismo strutturale di coinvolgimento degli enti locali, ad oggi non previsto. Sono compiti che, a mio avviso, spetterebbero a società municipalizzate radicate sui territori (a differenza delle “super municipalizzate” quotate in Borsa). Queste aziende pubbliche, “riconsegnate” ai cittadini, ritornerebbero alla loro missione originale: assicurare e distribuire l’energia come il nuovo “bene comune” che il progresso offriva. (La società pubblica di Milano (Aem) nacque per referendum tra i cittadini per convogliare verso la metropoli la ricchezza d’acqua delle valli alpine sotto forma di elettricità). La spinta indispensabile verso le fonti energetiche rinnovabilie l’efficienza energetica dovrebbero essere la loro “missione rivalutata”: diventerebbero così il cuore per una politica industriale locale e per tornare a essere luoghi di partecipazione delle amministrazioni, assicurando nel frattempo le necessarie capacità gestionali e permettendo alle famiglie di ottenere una riduzione dei costi della bolletta.

Operando in questo modo le “Comunità Energetiche Municipalizzate” potrebbero diventare membri  attivi del mercato elettrico superando la solita ottica dei bonus e, senza aspettare la “mano invisibile” del mercato elettrico,  l’obiettivo per il 2030 potrebbe essere decisamente più ambizioso rispetto al 9% delle Fonti Energetiche Rinnovabili installate dalle Comunità Energetiche, come indicato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.”