Comunità energetiche? Facciamo il punto..

Cominciamo con questo articolo di Ottorino Pagani a ragionare sulle Comunità energetiche, senza ideologia ma con le dovute informazioni:

Il braccino corto della mano invisibile.

Alcune considerazioni presentate al convegno “Il solare per le imprese e gli enti: costi minori e sostenibilità” del 7 aprile 2022 dall’associazione Confindustriale “Elettricità Futura”: “L’Italia è in piena emergenza energetica perché il prezzo del gas è aumentato di quasi 6 volte e perché quasi il 60% dell’elettricità in Italia viene ancora prodotta con il gas. Le rinnovabili sono le energie che costano meno. Già quest’anno i produttori rinnovabili hanno stipulato con il GSE (società interamente partecipata dal Ministero dell’economia e delle finanze) contratti a prezzo fisso per 20 anni a 65 /MWh, quasi un quinto rispetto al prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica di marzo 2022 pari a 308 /MWh. (l’immagine sopra riportata evidenzia l’andamento dei prezzi negli ultimi anni). Per risolvere la grave emergenza energetica occorre installare 60 nuovi GW rinnovabili in 3 anni che: – farebbero risparmiare il 20% delle importazioni di gas (15 mld metri cubi); – creerebbero 80.000 nuovi posti di lavoro; – L’Italia, al prezzo attuale del gas (110 €/MWh termici), può risparmiare 19 miliardi di euro all’anno in bolletta, riducendo la dipendenza energetica e le emissioni di CO2.”

Il commento del Presidente di Legambiente Stefano Ciafani alla presentazione della XVI edizione del “Rapporto Comunità Rinnovabili” il 26 maggio 2022: “I numeri raccolti dalla nuova edizione del rapporto si confermano drammaticamente insufficienti per affrontare il caro bollette e l’emergenza climatica, per liberarci dalla dipendenza dall’estero e soprattutto rischiano di farci raggiungere l’obiettivo di 70 GW di nuovi impianti a fonti rinnovabili tra 124 anni piuttosto che nel 2030, se calcoliamo la media di installazione degli ultimi tre anni, pari a 0,56 GW. Il Governo italiano segua l’esempio del programma europeo Repower EU, smetta di lavorare dando priorità alla diversificazione dei paesi da cui acquistare il gas fossile e climalterante; si concentri invece sulla semplificazione dell’iter autorizzativo e sulla certezza delle regole per consentire alle aziende del settore di investire 80 miliardi di euro e realizzare in 3 anni 60 GW di nuova potenza, come proposto da Elettricità Futura, in grado di sostituire il 70% del gas russo. È il momento di cambiare registro per risolvere l’incomprensibile ostracismo di uffici ministeriali, Regioni, Comuni, Sovrintendenze, comitati cittadini e di alcune sigle ambientaliste perché le famiglie, le imprese e il Pianeta non possono più attendere”

Alla fine del 2023 il Commissario europeo Gentiloni ha ricordato: “l’anno scorso l’Italia ha installato 3 GW di impianti rinnovabili, il triplo rispetto alla media degli ultimi anni. Tuttavia in confronto con gli altri grandi paesi europei, gli obiettivi di decarbonizzazione su cui ci siamo impegnati e il potenziale che avremmo, devono spingerci a fare di più.” E il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto ha replicato: “Nel 2022 siamo arrivati a 3 GW e le previsioni per il 2023 potrebbero farci superare i 5 [GW] e arrivare ai 6, secondo i dati degli operatori. Le difficoltà sono enormi. Noi ci stiamo muovendo come Governo con le Regioni sulle aree idonee, ad esempio[…] Spero di superare almeno i 6 GW di potenza installata nel 2023, che possono diventare 10 GW contando anche quelli autorizzati”.


La “mano invisibile” del famoso “mercato dell’energia” sembra governata da un “braccino corto” che, probabilmente, dipende dai profitti garantiti dagli impianti di produzione con combustibili fossili e a fronte dei 20 GW necessari ogni anno fatica ad installare la potenza di 5 GW con impianti ad energia rinnovabile. Per questo, non sono convinto che tutto il ritardo sia frutto dell’ostracismo burocratico di qualche istituzione o di qualche sigla ambientalista.

In questo contesto, nell’elenco delle “azioni correttive per accelerare il processo di transizione energetica” si fa strada una “buona novella”: la Commissione Europea, nel mese di novembre 2023, ha approvato il Decreto CER per la costruzione, anche in Italia, delle Comunità Energetiche Rinnovabili. Un’iniziativa che dal punto di vista tecnico (produzione diffusa sul territorio) e geopolitico (indipendenza dai combustibili fossili) è sicuramente interessante, ma che è complessa dal punto di vista organizzativo e si presta, se non viene gestita adeguatamente, a speculazioni sulla pelle dei cittadini, che già pagano in bolletta gli incentivi per le rinnovabili, oltre che il prezzo dell’energia basato sul gas, e che dovranno anche finanziare tramite la fiscalità generale gli incentivi per le CER e gli investimenti del PNRR. Cioè, a causa del fallimento del “mercato dell’energia, gli imponenti costi di riconversione, compresi degli ammortamenti residui delle energie fossili e il profitto degli speculatori si scaricano tutti sulle famiglie, con la propaganda che continua a ripetere: il beneficio, lo ripetiamo, è collettivo e non individuale e si misura sotto forma della stabilizzazione della temperatura del pianeta, non nella riduzione del costo delle bollette.