
Articolo di Ottorino Pagani:
“Un “PGT nuovo”: quando?
Italo Calvino: “Per vedere una città non basta tenere gli occhi aperti. Occorre per prima cosa scartare tutto ciò che impedisce di vederla, tutte le immagini precostituite che continuano a ingombrare il campo visivo e la capacità di comprendere. Poi occorre saper semplificare, ridurre all’essenziale l’enorme numero d’elementi che a ogni secondo la città mette sotto gli occhi di chi la guarda ….”
I documenti pubblicati per la revisione del Piano di Governo del Territorio del nostro Comune appartengono, a mio avviso, alle immagini precostituite segnalate da Calvino e testimoniano l’assenza di prospettiva che ci circonda e che impedisce un processo di sviluppo urbano che tenga in considerazione i nuovi bisogni di politica pubblica, sociale ed economica: il soggetto non sono i manufatti, il fine non è il giudizio estetico su un problema spaziale, ma la responsabilità territoriale di cui è investita una generazione della comunità locale. Un processo che dovrebbe essere la scommessa più grande sulla quale si dovrebbero mettere in gioco i “partiti”.
Oggi, questi elaborati rappresentano solo suggestioni soggettive e di parte, raccontate con enfasi verbalistica per nascondere l’assenza di concetti precisi per il vero sviluppo di un luogo, il cui recupero, riuso, trasformazione, a prescindere da bandiere o schieramenti, si impone non solo perché parte del capitale di un territorio, ma per poter realizzare un sistema urbano che promuove il benessere dei cittadini che lo abitano. Unitamente ad una incomprensibile riduzione dei tempi, queste condizioni di fatto non favoriscono lo sviluppo dello spirito critico necessario per una efficace e collaborativa partecipazione dei cittadini, necessaria per “semplificare, ridurre all’essenziale l’enorme numero d’elementi che a ogni secondo la città mette sotto gli occhi di chi la guarda”, e la vive.
Gli amministratori che gestiscono le procedure di adozione di questo “nuovo PGT” stanno eccedendo nell’uso dei tempi e di una sceneggiatura che privilegia l’enfasi, intenti a raggiungere l’approvazione di un piano che interessa ai “pochi” che hanno potuto condividere la preparazione delle “immagini precostituite che continuano a ingombrare il campo visivo e la capacità di comprendere.” Il risultato non è una pianificazione strategica di coesione e di coerenza con le esigenze di benessere dei residenti e neppure una prospettiva condivisa che permetterà in futuro di estrapolare facilmente i progetti per i prossimi “PNRR”, evitando di improvvisare interventi non coerenti con i bisogni reali della comunità.”