Venerdì scorso, a Dacca in Bangladesh, venti persone, tra cui nove nostri connazionali, sono state torturate e uccise.
Identificati Adele Puglisi, Marco Tondat, Claudia Maria D’Antona, Nadia Benedetti, Vincenzo D’Allestro, Maria Rivoli, Cristian Rossi, Claudio Cappelli, Simona Monti, Tarishi Jain, Abinta Kabir e Faraaz Hossain, Koyo Ogasawara, Makoto Okamura, Yuko Sakai, Rui Shimodaira.
Adele Puglisi, Marco Tondat, Nadia Benedetti, Vincenzo D’Allestro, Maria Rivoli, Cristian Rossi, Claudio Cappelli, erano padri e madri, imprenditori e lavoratori italiani in Bangladesh, alcuni vivevano nel paese da decenni.
Simona Monti aveva 33 anni ed era in dolce attesa di Michelangelo, voleva tornare in Italia per il parto.
Claudia Maria D’Antona, viveva in Bangladesh da oltre 20 anni con il marito, salvo per miracolo.
Tarishi Jain studentessa, aveva 19 anni.
Abinta Kabir viveva a Miami, in Florida, e studiava all’Oxford College.
Faraaz Hossain – Studente, Bengalese, Musulmano – si è rifiutato di abbandonare gli amici nonostante i terroristi gli avessero offerto la libertà.
E ancora una volta siamo a piangere vittime innocenti di una violenza efferata e insensata.
Ieri Emmanuel Chidi Namdi, 36 anni, Nigeriano, sfuggito, insieme alla sua compagna Chinyery, dai terroristi i Boko Haram che terrorizzano il suo Paese, è stato picchiato a sangue fino a provocarne la morte, per aver cercato di difendere la sua donna, insultata e ferita da altri assassini a Fermo, in Italia.
La stessa violenza, efferata e insensata, e lo stesso pianto per tante vite spezzate, per tante famiglie distrutte.
Nessuna differenza, solo follia.