La città invisibile

Ieri sera all’Arci di Palazzolo, mentre ascoltavo il racconto del nuovo Piano di Governo del Territorio, mi sono addormentato. E ho visto, in sogno, cambiamenti climatici, bombe d’acqua, esondazioni del Seveso, smog irrespirabile, colonne di auto bloccate nel traffico, parchi trascurati e una città troppo densa di edifici.

Ho visto anche una città più verde che rinunciava a nuovi edifici e cercava di recuperare lo sfitto e le aree dismesse. Una città consapevole di essere troppo urbanizzata e desiderosa di nuovi spazi verdi, nuovi parchi, nuove vie per la mobilità leggera e nuovi servizi di comunità.

Case a prezzo sociale, centri diurni per anziani e per disabili, servizi per i minori e per le donne in difficoltà. Anche nuovi spazi per la cultura e il tempo liberato. Insomma ho sognato una città dove acqua, aria e terra si riconciliavano con l’uomo e il creato. Una città che non aveva bisogno di una nuova crescita.

Poi qualcuno mi ha svegliato. E allora ho sentito, dal relatore, la proposta di due ambiti di rigenerazione urbana che “insistono” sul torrente Seveso; su aree a forte rischio idrogeologico. Una a Palazzolo e l’altra a Paderno.

E ho immaginato fosse naturale pensare a due ambiti restituiti alla “rigenerazione naturalistica”, attenta al rischio di esondazioni, al pericolo di dissesto dove fosse necessario lasciare lo spazio al fiume, al verde naturale e non a nuovi ambiti residenziali e/o commerciali. Non rigenerazione urbana appunto ma rigenerazione naturalistica.

Ma poi mi sono svegliato e ho capito che mi ero addormentato di nuovo e che avevo visto un’altra città.