Sotto la presidenza di Laurent Fabius, ministro degli affari esteri francese, si avvia alla conclusione a Parigi la ventunesima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
Tra 79 Stati dell’Africa, Caraibi e Pacifico, gli USA e tutti gli Stati membri dell’Unione europea, pare ci sia identità di vedute sull’architettura generale del patto sul clima per proseguire gli impegni del Protocollo di Kyoto e ridurre le emissioni che causano il riscaldamento globale.
E dalla nuova bozza di accordo (riportata da Wired) si evince che i lavori procedono ma le cose importanti sono ancora tutte sul tavolo: differenziazione degli impegni per la riduzione delle emissioni tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo, responsabilità passate, investimenti economici, una maggiore ambizione sugli obiettivi da raggiungere.
Interessante l’Education Day, voluto da Najat Vallaud-Belkacem, Ministro francese dell’Educazione nazionale, dell’Insegnamento superiore e della Ricerca, e da Ségolène Royal, Ministro dell’Ecologia, dello Sviluppo sostenibile e dell’Energia, nate la prima in Marocco e la seconda in Senegal e tra le poche donne presenti nelle folte delegazioni dei 196 paesi che aderiscono alla convenzione ONU sul clima, perché i cambiamenti climatici si combattono anche con l’educazione e la cultura e coinvolgendo, soprattutto anche se non solo, i giovani in prima linea.
Positiva la promessa della Cina, riportata dall’Agenzia Nuova Cina, di ridurre del 60% le attuali emissioni da carbone entro il 2020 modernizzando le proprie centrali, operazione che le permetterà di risparmiare 100 milioni di tonnellate di carbone ed evitare l’emissione di 180 milioni di CO2. D’altronde è notizia di cronaca la situazione drammatica che stanno vivendo in questi giorni gli abitanti di Pechino a causa dell’inquinamento atmosferico.
Gli Stati Uniti hanno annunciato un piano per raddoppiare, dagli attuali 430 milioni ad almeno 860 milioni di dollari entro il 2020, i fondi annuali destinati alle nazioni povere per contrastare gli effetti del cambiamento climatico.
Mentre Gian Luca Galletti, Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, ha firmato per l’Italia la dichiarazione di sostegno al Principio di Equita’ Intergenerazionale nell’accordo della COP21 di Parigi dichiarando “L’Italia esprime pieno sostegno all’affermazione del principio dell’Equità Intergenerazionale all’interno dell’Accordo di Parigi, in quanto espressione della difesa dell’ambiente e del clima secondo valori non negoziabili. I giovani sono il nostro futuro e a loro dobbiamo garantire le stesse possibilità di cui noi godiamo oggi”.
Intanto il 5 e il 6 dicembre, organizzata da “Coalition Climat 21“ – che raggruppa oltre 130 associazioni in Francia (qui la Coalizione Italiana) – si è svolta a Montreuil la Conferenza Alternativa dei Cittadini per il Clima, cui hanno partecipato non meno di 30000 persone e che uno dei partecipanti ha riassunto nel seguente modo: “I soli capi di Stato non salveranno il pianeta. E’ necessario l’impegno di tutti i cittadini, attraverso piccole azioni quotidiane!“.
E i progetti discussi, nella due giorni alternativa di incontri, dibattiti e convegni, hanno spaziato dalla ottimizzazione per la mobilità su brevi spostamenti con il carpooling, alle modalità per favorire i rifiuti zero, costruendo e riparando, alla lotta alla povertà e all’insicurezza con lo sviluppo sostenibile.
La speranza è che a Parigi si trovi un accordo e che l’accordo sia subito operativo e oggettivamente misurabile e non avvenga come con il protocollo di Kyoto, entrato in vigore otto anni dopo la firma e di cui non è ancora chiaro se l’obiettivo di ridurre le emissioni del 5% rispetto al 1990 sia stato raggiunto.