Primarie fuori programma

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cromia_primarie_milano_2016Ricevo da Marco Coloretti, consigliere comunale del PD di Paderno Dugnano, questo articolo sulle Primarie di Milano che volentieri pubblico.

” Il lucido e appassionato articolo di Gianfranco sull’esito delle primarie milanesi mi ha stimolato una riflessione “a puntate” che chiedo gentilmente di ospitare su questo blog.

Perché, fatte le primarie e avuto l’esito che tutti si attendevano, vale la pena, secondo me, fare una riflessione a tutto tondo sull’esperienza milanese, sapendo che ora rimangono diversi nodi da sciogliere.

Il primo nodo è che si sono tenute delle primarie “fuori programma”. Mi spiego: a parte le dichiarazioni di forma sull’accettazione dell’esito da parte dei candidati e dei partiti di riferimento e una carta dei valori comuni che segnano il perimetro del centrosinistra (tutto bene), è mancato completamente un quadro programmatico di sintesi dentro il quale far crescere l’appeal del singolo candidato.

E’ mancato uno spartito comune, tant’è vero che la stessa campagna delle primarie si è caratterizzata soprattutto sull’asse continuità/discontinuità con l’esperienza della giunta Pisapia.

Questo a mio avviso rappresenta il primo nodo. C’è abbondanza di candidati nel centrosinistra, ma si fa fatica a costruire un profilo programmatico comune tale da divenire il collante su cui lavorare per il futuro amministrativo della città.

Con il risultato che ognuno è libero di cercare la sua personale via di successo, dentro le primarie come poi da candidato sindaco (chiunque esso sia).

Qui non si tratta di “ingessare” le personalità che ci sono (e ben vengano, un centrosinistra plurale è il miglior antidoto alla melassa indistinta del pensiero unico) o di “ingabbiare” la creatività e le capacità del singolo soggetto, sia candidato che forza politica.

 

Si tratta invece di ridare senso al sentire comune di chi vuole rappresentare il campo largo del centrosinistra, dove oltre ai limiti valoriali definiti occorre innanzi tutto dire chiaramente qual è l’orizzonte “del fare” che caratterizzerà i prossimi cinque anni di governo della città.

Quali le priorità (Majorino pur nella continuità avvertiva l’urgenza di invertire la rotta sulla crescita a due velocità tra il centro e la periferia della città), quali le innovazioni (Balzani ha marcato il segno sulla mobilità urbana), quali le prospettive (Sala ha rimarcato l’esigenza di uno sviluppo metropolitano della Milano del futuro).

Ma perché non fossero solo spot elettorali dei singoli candidati, occorreva, prima ancora della gara, disegnare l’architrave su cui far decollare le singole candidature, facendo sentire i protagonisti meno soli con se stessi e soprattutto creando le condizioni perché il “corpo” elettorale del centrosinistra si sentisse fin da subito profondamente coinvolto non solo nella scelta di “chi” ma soprattutto nella motivazione del “perché” vincere e governare Milano.

Questo sarà il primo nodo da sciogliere da parte del candidato sindaco Giuseppe Sala”.