Riprendiamoci la Costituzione.

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Serata intensa e partecipata quella di giovedì sera in aula consiliare a cura del Comitato per il No al Referendum di Paderno Dugnano. Cerco di riassumere in pillole un dibattito serio e non semplice da riportare.

Introduce Andrea Capolongo dichiarando l’obiettivo della serata che è, richiamando Einaudi, quello di”conoscere per votare”. Una serata che vedrà l’illustrazione e la discussione non solo della proposta di revisione Costituzionale ma anche della legge elettorale detta “Italicum”. Questo perché le due norme sono legate in maniera stretta. E comincia anticipando che non è possibile affermare che la prima parte della Costituzione (quella dei diritti)  è rimasta intatta mentre è cambiata solo la seconda (quella dei poteri). Perché la Costituzione è unica e unitaria e le due parti sono indissolubili: non si può modificare la seconda parte senza “torcere” anche la prima come invece qualcuno vuol far credere.

Daniele Comero ha invece insistito sulla storia delle leggi elettorali: dal 1946 (legge proporzionale) al tentativo della legge truffa del 1953  fino alla nascita del Porcellum del governo Berlusconi. Legge dichiarata incostituzionale, su iniziativa di un ricorso promosso anche da Felice Besostri nel 2013. Bisogna leggere insieme le ultime tre ultime leggi che hanno modificato in senso iper maggioritario e allontanato la volontà dell’elettore dagli eletti. La legge Del Rio di riforma delle autonomie locali, la legge elettorale detta Italicum e la Riforma della Costituzione. Tutto nasce, secondo Comero dalla legge elettorale e dal dover rispondere alla bocciatura della Consulta. “Non riuscendo a trovare un accordo sulla riforma elettorale del Senato si decide di abolire il Senato (o meglio il sistema elettorale del Senato).

Felice Besostri, costituzionalista è uno dei pilastri del Comitato per il No al Referendum, e pacatamente inizia con un elogio del riformismo e del termine riforma. Riformismo è cambiare in meglio e non cambiare in peggio.I punti critici illustrati sono tanti: eccone alcuni.

1.Non è serio parlare di risparmi importanti perché, come con le Provincie, non si è abolito il Senato  ma si è cambiato il sistema elettorale. Gli apparati (dipendenti) e le competenze -anche se trasformate-sono ancora li. Peggiorandolo o migliorandolo? E’ un dato che sia in quel caso che in questo gli elettori non contano più nulla nell’elezione dei membri del Senato e della Provincia.

2.Una revisione scritta male. Un conto se  la Costituzione di un paese è leggibile da tutti i cittadini, come dovrebbe essere, un altro se bisogna essere degli esperti per poterla leggere e capire. In questo i padri costituenti del 1946 furono attenti: questi? No.

3.Combinando Riforma Costituzionale  e Italicum si avrà un premio di maggioranza eccessivo (340 su 610) e il trucco del premio sul ballottaggio che può significare che un partito che non raggiunge il 40% dei suffragi al primo turno si prende il 55% dei seggi? E’ giusto?

4.Inoltre questa nuova Costituzione crea cittadini di tre tipi, con tre sistemi elettorali. Quelli della Valle d’osta e del Trentino eleggono deputati e senatori con qualche decina di migliaia di voti; quelli all’estero non hanno diritto ai ballottaggi e tutti gli altri, come i lombardi che eleggeranno un loro rappresentante con qualche centinaia di miglia di voti. E’ giusto?

Quindi il Senato non è stato abolito, i risparmi sono relativi, i cittadini italiani non hanno un omogeneo sistema elettorale, per il Senato non si vota più, inoltre il sistema delle liste (non dei partiti come invece si dice) e dei capilista bloccati e che possono esserlo in diversi collegi oggi assegna un potere enorme ad un capo che non ha contrappesi istituzionali, chiunque esso sia. E’giusto?

Queste le domande sollevate. Pochi gli interventi ma forse era previsto così. Al prossimo appuntamento.