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Verità per Giulio Regeni Campagna di Amnesty International e La Repubblica

giulio regeniAderiamo, come blog alla mobilitazione lanciata da Amnesty International e dal quotidiano La Repubblica per esigere completa verità sulla morte del ricercatore italiano Giulio Regeni. Riportiamo il comunicato stampa.

“Verità per Giulio Regeni“. Uno striscione, una richiesta, una campagna che da oggi Amnesty International e Repubblica lanciano per non permettere che l’omicidio del giovane ricercatore italiano finisca nell’oblìo, catalogato tra le tante “inchieste in corso” o peggio, collocato nel passato da una “versione ufficiale” del governo del Cairo. Deve essere respinto qualsiasi esito distante da una verità accertata e riconosciuta in modo indipendente, da raggiungere anche col prezioso contributo delle donne e degli uomini che in Egitto provano ancora a occuparsi di diritti umani, nonostante la forte repressione.

Sarebbe importante che “Verità per Giulio Regeni” diventasse la richiesta di tanti enti locali, dei comuni italiani, delle università e di altri luoghi di cultura del nostro paese: chiediamo a loro di esporre questo striscione, o comunque un simbolo che chieda a tutti l’impegno

per avere la verità sulla morte di Giulio. Lo dobbiamo alla sua famiglia, ai suoi amici e colleghi che da ogni parte del mondo chiedono solidarietà.”

 

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Giulio Regeni, il testimone Protestiamo per il suo assassinio

regeniIn tutto il mondo si stanno organizzando iniziative di protesta contro l’assassinio di Giulio Regeni. Dal Cairo a Londra e in Italia. In segno di solidarietà e di protesta pubblichiamo l’articolo di Luciana Castellina che compare oggi sul quotidiano Il Manfesto, giornale per il quale  il giovane ricercatore scriveva sotto pseudonimo proprio per il timore di ritorsioni della dittatura del generale Al Sisi. 

” Non è un caso che vittime della barbarie politica del nostro tempo siano così spesso persone che scrivono e vogliono scrivere dall’estero per il manifesto. Se si eccettua Giuliana Sgrena, che era ed è giornalista, e ha subìto la drammatica vicenda che conosciamo, giornalisti non erano né Vittorio Arrigoni, ucciso a Gaza dopo una consolidata collaborazione, né Giulio Regeni che aveva appena cominciato ad avvicinarsi al manifesto che considerava il suo «giornale di riferimento in Italia».

È perché – con le eccezioni dei nostri Anna Maria Merlo, Michele Giorgio, Luca Celada, Giulia d’Agnolo Vallan, Geraldina Colotti (senza dimenticare collaboratori «storici» come Roberto Livi) – quasi tutti gli altri autori dei tantireportage dall’estero che leggete sul manifesto spesso sono «volontari» del giornalismo, giovani (quasi tutti) che nei paesi di cui scrivono vivono perché titolari di una borsa Erasmus, o perché dottorandi e ricercatori, oppure perché cooperanti impegnati con qualche Ong.…