La tavola rotonda ‘Integrazione tra rabbia e solidarietà’ organizzata ieri 15 febbraio dal Partito Democratico di Paderno Dugnano, ha avuto un pubblico numeroso ed interessato, che ha espresso parecchie domande ed osservazioni finali. Ma andiamo per ordine.
Dopo una breve introduzione di Paola Cattin, Segretaria del PD di Paderno e di Ezio Casati, ex Sindaco di Paderno ed ora Deputato al Parlamento per il PD, la serata si è concentrata sugli interventi dei due ospiti, l’Onorevole Khalid Chaouki, Deputato PD membro della Commissione Esteri e Comitato Permanente dei Diritti Umani e Don Massimo Mapelli, responsabile della Caritas Ambrosiana.
Due ospiti, che con la loro esperienza diretta hanno dimostrato di avere molto da dire sull’argomento.
Difficile riassumere in poche righe tutti gli aspetti trattati e le varie sfaccettature che l’argomento presenta. Perché di integrazione se ne parla da decenni, come se fosse sempre un’emergenza, ma raramente se ne parla in modo costruttivo, analizzandone cioè gli elementi positivi e negativi, affrontandolo con una visione a lungo termine e cercando di cogliere e valorizzarne quegli aspetti che possono diventare delle opportunità per tutti, immigrati ed Italiani.
- In Italia esistono circa 5 Milioni di immigrati, di cui profughi e rifugiati sono solo una piccola parte
- La presenza degli immigrati porta complessivamente nelle casse dello stato italiano 3 Miliardi di Euro. Considerando i contributi INPS dei lavoratori stranieri, e tutti i costi per la gestione dei profughi. Un saldo positivo!
- Per ogni immigrato lo stato spende 35 € al giorno, di cui 2,5 € va all’immigrato, il resto, 32,5€ !, va nel gestire la sua permanenza in Italia. Sono soldi spesi in attività lavorative come servizi di assistenza, vitto, alloggio, salute, educazione, sostegno…. Attività in genere coordinate da italiani. Sta quindi a questi ultimi fare in modo che i soldi siano usati bene.
Ma come affrontare un problema che esiste e che sembra non trovare mai una soluzione?
I suggerimenti emersi durante la serata, ruotano tutti intorno ad un concetto principale: conciliare l’accoglienza con la promozione di un percorso di cittadinanza.
- La cittadinanza: vista non solo come ottenimento di un documento/passaporto, ma come condivisione e partecipazione, da sperimentare nelle sue varie forme attraverso le agenzie del territorio e i Comuni.
- La sicurezza: da portare avanti attraverso un dialogo con le famiglie già integrate, che hanno gli stessi problemi di sicurezza delle famiglie italiane.
- Servizi e diritti: esigenze analoghe esistono per tutte le famiglie e le persone presenti sul territorio italiano, che siano cittadini italiani o no. Cercare una soluzione insieme.
- Momenti di solidarietà e di festa insieme: feste multi-culturali, per una conoscenza reciproca; aprire i centri di accoglienza ai cittadini italiani, alle scuole, per intavolare un dialogo.
- Condividere con gli immigrati le cose di cui noi italiani siamo fieri, per crescere insieme, per un interesse reciproco.
- Nuove leggi di cooperazione con i paesi di origine (es: a Prato inizialmente i Cinesi lavoravano nelle industrie, ora per cercare di superare la crisi del settore, i Cinesi contribuiscono attivamente ad instaurare rapporti di collaborazione, commercio, export con la Cina)
- Aiuto e coinvolgimento dei profughi in caso di calamità naturali, in alcuni lavori di pubblica utilità, assistenza agli anziani (badanti)
- Ripopolazione di piccoli centri abitati, altrimenti destinati all’abbandono, recupero dei territori montani.
- Inserimento nella scuola: scolarizzazione degli immigrati, ma anche riconoscimento dei titoli di studio ottenuti in altri paesi. Affrontare in modo chiaro il problema delle 2° generazioni.
- Reato di clandestinità: eliminare una legge che crea solo un intasamento dei tribunali e non risolve il problema
- Freno alla volontà di nuove guerre, che incrementano l’abbandono dei paesi di origine.
- Investire sugli immigrati: considerarli una risorsa e non un peso (la Germania ha investito sugli immigrati l’1% del PIL)
In conclusione, per affrontare un problema così complesso, adottiamo il metodo che già in passato ha dato buoni frutti (es: Mattei e la collaborazione coi paesi produttori di petrolio invece del puro sfruttamento delle 7 sorelle, mediazione internazionale che l’Italia ha spesso svolto con successo in tanti conflitti internazionali, ecc.)
Convivialità e umanità, offrire opportunità di incontro e dialogo. Libertà di espressione, di pensiero e di religione, perché la chiusura genera solo violenza. Investimento sulla coesione sociale.
Salvare ed accogliere vite è una questione di umanità e civiltà, come Italiani dovremmo essere orgogliosi di farlo, fa parte della nostra cultura, del nostro DNA.