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il corpo del delitto

" Lo speciale del Manifesto, Il corpo del delitto – 64 pagine reperibile in edicola dal 23 novembre – è stato presentato alla Casa internazionale delle donne di Roma. Gli interventi di Norma Rangeri, Celeste Costantino, Michela Murgia e Bia Sarasini hanno fatto il punto su alcuni dei temi sollevati e analizzati all’interno dell’inserto.
Perché l’esigenza di uno speciale monografico dedicato alla violenza sulle donne e al femminicidio è la domanda che ha aperto la partecipata discussione pomeridiana. Non si tratta di un’urgenza e non sono neppure le contingenze a dettare il passo (anche se la manifestazione del 26 novembre, che si prevede grande, avrà un chiaro valore politico).
Si tratta invece, come ha sottolineato Norma Rangeri, di un progetto pensato e desiderato qualche mese fa che traccia un itinerario preciso tra i dati, i centri antiviolenza, la situazione italiana, europea e internazionale. Con interventi storico-critici, narrativi, politici e di riflessione su un tema che va sviscerato e messo a confronto dei diversi saperi e guadagni acquisiti. Il focus intorno all’iter parlamentare della legge sull’educazione sentimentale proposta da Celeste Costantino ha previsto l’incardinamento, che nonostante sia ultimativo, è già un passo importante che andrà sostenuto ulteriormente perché il lavoro nelle scuole è decisivo.
Michela Murgia aggiunge importanti elementi su immaginario e linguaggio mentre Bia Sarasini rammenta la «guerriglia» insieme ad alcune narrazioni maschili tra cui quella di Edoardo Albinati, scrittore che ha partecipato allo speciale e che racconta del delitto del Circeo e della commistione alla violenza maschile."

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L’utopia del possibile di Achille Occhetto

Le “svolte” della sinistra

L'utopia del possibile di Achille Occhetto

 

Bella la recensione di Gianni Cuperlo, sull'Unità del 31 agosto, del libro di Achille Occhetto:”L'utopia del possibile.Una conversazione con Carlo Ruta”, EdS.

Io, a differenza di Cuperlo la “svolta” occhettiana non l'ho sostenuta, anzi l'ho contrastata a Paderno Dugnano.

Io quella vicenda l'ho vissuta e la leggo così: la battaglia contro la svolta di Occhetto (1989-1991) andava fatta. Forse, come  dicevano Asor Rosa e Bassolino e come inizialmente l'aveva pensata Ingrao. Non con la fusione nella “terza mozione” con i cossuttiani. Una battaglia per il rinnovamento e per un moderno partito di sinistra più che una battaglia per mantenere il simbolo con la “falce e il martello”, come nelle intenzioni “retrò” dei cossuttiani.

Ma tant'è. Sappiamo come è andata a finire.

E come si è riproposta, non molto diversamente, nei DS al momento della “fusione fredda” con il PPI con la nascita del PD nel 2007-208.

Anche lì la battaglia era per mantenere (e rinnovare) un legame forte con la sinistra europea e italiana che appariva scolorirsi nel pensiero veltroniano. E anche oggi si ripropone dentro il PD per mantenere e rinnovare i segni e i legami con il pensiero di una  sinistra italiana e europea smarrita e che va ripensata. Non provenendo io dalla tradizione  culturale del PCI, come molti ex-pci diventati improvvisamente nuovisti con Occhetto, modernisti con Veltroni e liberali con Renzi, ho sempre pensato che un partito sia uno strumento. Un mezzo e non un fine.

Qui stava la differenza storica tra stalinismo e sinistra europea. E qui sta la differenza tra una sinistra laica ed

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L’altro siamo noi – Enzo Bianchi

di Enzo Bianchi - Giulio Einaudi Editore

È il dialogo che consente di passare non solo attraverso l'espressione di identità e differenze, ma anche attraverso una condivisione dei valori dell'altro, non per farli propri, bensì per comprenderli.
Dialogare non è annullare le differenze e accettare le convergenze, ma è far vivere le differenze allo stesso titolo delle convergenze: il dialogo non ha come fine il consenso ma un reciproco progresso, un avanzare insieme. Così nel dialogo avviene la contaminazione dei confini, avvengono le traversate nei territori sconosciuti, si aprono strade inesplorate.

Enzo Bianchi, L'altro siamo noi

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Il giorno prima della felicità – Erri De Luca

di Erri De Luca - Feltrinelli

Don Gaetano è uomo tuttofare in un grande caseggiato della Napoli popolosa e selvaggia degli anni cinquanta: elettricista, muratore, portiere dei quotidiani inferni del vivere.

Da lui impara il giovane chiamato “Smilzo”, un orfano formicolante di passioni silenziose.

Don Gaetano sa leggere nel pensiero della gente e lo Smilzo lo sa, sa che nel buio o nel fuoco dei suoi sentimenti ci sono idee ed emozioni che arrivano nette alla mente del suo maestro e compagno.

Scimmia dalle zampe magre, ha imparato a sfidare i compagni, le altezze dei muri, le grondaie, le finestre – a una finestra in particolare ha continuato a guardare, quella in cui, donna-bambina, è apparso un giorno il fantasma femminile. Un fantasma che torna più tardi a sfidare la memoria dei sensi, a postulare un amore impossibile.

Lo Smilzo cresce attraverso i racconti di don Gaetano, cresce nella memoria di una Napoli (offesa dalla guerra e dall’occupazione) che si ribella – con una straordinaria capacità di riscatto – alla sua stessa indolenza morale.

Lo Smilzo impara che l’esistenza è rito, carne, sfida, sangue. È così che l’uomo maturo e l’uomo giovane si dividono in silenzio il desiderio sessuale di una vedova, è così che l’uomo passa al giovane la lama che lo dovrà difendere un giorno dall’onore offeso, è così che la prova del sangue apre la strada a una nuova migranza che durerà il tempo necessario a essere uomo.

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Una mutevole verità – Gianrico Carofiglio

di Gianrico Carofiglio - Einaudi

Un buon investigatore deve essere capace di costruire una storia, immaginare che cosa è successo prima e dopo il crimine, come in un romanzo. Poi, costruita la storia, deve andare in cerca di ciò che la conferma e la contraddice.

Cosí pensa il maresciallo dei carabinieri Pietro Fenoglio, piemontese trapiantato a Bari, che si trova a indagare su un omicidio dove tutto appare troppo chiaro fin dall'inizio.

Non fosse che al principale sospettato, su cui si concentra ogni indizio, mancava qualsiasi movente per commettere il delitto.

In un folgorante romanzo breve, Gianrico Carofiglio orchestra una storia perfetta e dà vita a un nuovo personaggio: malinconico e lieve, verissimo, indimenticabile.