Invecchiare accanto a un robot?

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Leggere l’articolo pubblicato sulla rivista Internazionale nr.1127 di Evgeny Morozov mi ha portato ad alcune riflessioni che vorrei condividere con voi sul testamento biologico.

Ma prima riporto parte dell’articolo di Morozov Sociologo esperto di tecnologia e informazione. (Ha scritto ‘Internet non salverà il mondo’- 2014 e ‘L’ingenuità della rete’ – Codice 2011):

Gli anziani di Singapore hanno finalmente un robot che li aiuta a tenersi in forma: RoboCoach, che dispensa incoraggiamenti e consigli per gli esercizi. Per dirla con le parole del ministro delle comunicazioni, RoboCoach “si assicura che gli anziani svolgano gli esercizi nel modo corretto e ottengano il massimo risultato dall’attività fisica”.

aIl governo di Singapore spera che la tecnologia possa contribuire ad alleviare i problemi demografici del paese, e per questo finanzia diversi progetti che promettono di offrire ai suoi cittadini compagnia e assistenza. Come ha spiegato l’ideatore di una di queste iniziative, c’è molto da imparare analizzando le abitudini igieniche, le ore di sonno e la vita sociale degli anziani.

Singapore non è l’unico paese ad aver intrapreso questa strada. Di recente il governo giapponese ha annunciato un nuovo progetto in collaborazione con l’Ibm, la Apple e le poste nazionali per intrattenere e monitorare gli anziani a distanza. Anche la Cina sta sviluppando progetti simili: Roby mini, l’ultima novità, è un compagno robot per anziani capace di riconoscere voci e volti, raccontare barzellette, ordinare la spesa, comunicare la qualità dell’aria e molto altro.

A Bolzano, il comune insieme con l’Ibm ha svolto nel 2009-2011 il progetto Abitare Sicuri sul cui sito promette addirittura “una nuova idea della sicurezza sociale”: una serie di sensori posizionati nelle case degli anziani che raccolgono dati e poi li inviano a un centro di controllo.

Questi progetti puntano a rendere più autonome le persone avanti con gli anni e a migliorare la loro condizione, ma alcune aziende tecnologiche stanno cercando perfino di allungargli la vita. Google ha lanciato il suo gruppo antinvecchiamento, investendo milioni di dollari nello sviluppo di dispositivi come le lenti intelligenti per i diabetici e un braccialetto che registra i segnali vitali del paziente.

Ma non sarebbe un’ironia della sorte se le aziende tecnologiche, così ansiose di prolungare la nostra esistenza, finissero per renderla insopportabile?

Dopotutto, come si può pensare che passare gli ultimi anni della propria vita in compagnia di un robot che racconta barzellette sia gratificante? Forse si usa di nuovo la retorica della tecnologia e dell’innovazione per mascherare il fallimento delle istituzioni sociali che avrebbero dovuto fornire assistenza attraverso le persone.

Al centro della questione non c’è il risultato finale, ovvero la cura degli anziani: è evidente che con i mezzi adeguati le aziende tecnologiche possono offrire qualsiasi servizio a prezzi con cui gli attuali operatori del settore non possono competere.

Il problema è che in fatto di assistenza, il processo conta quanto il risultato, perché molti valori che consideriamo importanti (la dignità della persona, per esempio) riguardano il processo, non il risultato.b

Molti obiettivi sociali (pensate alla sicurezza in quest’epoca di sorveglianza ossessiva) possono essere raggiunti in modo poco dignitoso.

I risultati ottenuti non bastano sempre a giustificare i mezzi.

Anche se i robot raccontassero barzellette meglio dei comici, è evidente che non possono prendersi davvero cura delle persone. Quello che fanno non è assistere, ma gestire gli anziani in modo economico e senza seccature.

Come sottolinea l’Ibm nei suoi opuscoli, la sua assistenza smart è “su richiesta” e “basata sulle necessità”. Ma se lasciamo che siano le aziende a definire la “richiesta” e la “necessità”, inevitabilmente tenderanno a farlo al ribasso. Il desiderio di compagnia sarà considerato una “necessità” o sarà semplicemente archiviato come un residuo romantico di un’era ormai passata? Che succede se un anziano sceglie di non seguire i consigli di RoboCoach e preferisce trascorrere i suoi ultimi anni con in mano un libro invece di una racchetta da tennis?

Con le aziende che manovrano tutto, qualsiasi comportamento che determini un aumento dei costi – così oggi viene considerato il piacere di leggere – verrà inevitabilmente scoraggiato.

Come si fa ad andare in pensione all’interno di un sistema economico in cui il valore finanziario è prodotto dall’interazione con le tecnologie per la raccolta dei dati? In una vera economia neoliberista gli anziani non vanno mai in pensione. Assediati da tecnologie affamate di dati, continuano a generare dati (e dunque soldi) a beneficio delle aziende coinvolte.

Il nuovo stato sociale costruito dalla Silicon Valley non è fatto per migliorare la condizione sociale dei cittadini, ma per favorire le aziende, che sfruttano le attività e le debolezze delle persone.

I cittadini possono anche ricevere servizi utili, che però impallidiscono in confronto ai vantaggi per le imprese.

Benvenuti in un futuro dove le aziende prolungano la nostra esistenza (una cosa talmente solitaria e alienata che non possiamo più chiamarla “vita”) per raccogliere sempre più dati grazie alla nostra interazione con i loro robot e vendere più RoboCoach. Questa, secondo la Silicon Valley, è la “soluzione al problema dell’invecchiamento”.

A me, Patrizia Cibin, istintivamente vengono alla mente i tanti discorsi sull’accanimento terapeutico, che in questi giorni anche a Paderno Dugnano si stanno affrontando, legati all’iniziativa “Keep Calm and Approva il Registro”, per l’istituzione di un registro a livello comunale del testamento biologico.
eChe l’inerzia ad attivarsi a livello nazionale per una regolamentazione del testamento biologico sia da associare anche ad un forte interesse economico delle imprese farmaceutiche e biomediche coinvolte? Che sia un’altra faccia della stessa medaglia?