
Articolo di Ottorino Pagani:
“Energia & Mercato tutelato?(6)
Se le bollette per l’energia aumentano, aumenterà il fatturato delle aziende fornitrici di energia, e quindi il PIL aumenta, di conseguenza: vivremo meglio?
Le principali cause dell’aumento sono: l’impennata dei prezzi del gas e il rincaro dei diritti di emissione del meccanismo di scambio europeo (Emission Trading System): cioè, il consumo di quelle risorse naturali non riproducibili, in via di esaurimento, e che sono responsabili del riscaldamento globale, produce un maggior fatturato per le aziende del settore; ma il consumo crescente di risorse non rinnovabili, che fa crescere il PIL, diventerà prima o poi impossibile ed il benessere delle persone è destinato a diminuire irreversibilmente. E quindi, a chi giova questo tipo di sviluppo misurabile con il PIL?
Da alcuni decenni le aziende fornitrici di energia generano ampi profitti ribaltando nella bolletta tutti i loro costi e le loro inefficienze ambientali, determinando prezzi per elettricità e gas cresciuti costantemente più dell’inflazione; ad esempio: gli impianti idroelettrici, che coprono circa metà della produzione energetica rinnovabile italiana, sono impianti completamente ammortizzati che generano extra profitti quantificabili per circa 4 miliardi di euro l’anno. Nel complesso, le società energetiche italiane nel 2019 contavano: un fatturato di 290 miliardi di euro e 26 miliardi di utili.
In virtù del “Trattato sulla Carta dell’Energia” (ECT: Energy Charter Treaty) gli investimenti in carbone e petrolio sono protetti: gli investitori possono citare in giudizio gli Stati non solo per il valore della loro infrastruttura, ma anche per il valore del profitto non realizzato. I valori in gioco sono rilevanti, ad esempio: si stima che nel Regno Unito e in Svizzera le infrastrutture fossili protette valgono 344,6 miliardi di euro. Questo è un vero “mercato tutelato”! e se l’Unione Europea non riuscirà a negoziare una drastica riforma della Carta, questo “stato di tutela” rischia di ostacolare seriamente i vari Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza, finanziati da tutti i cittadini europei, per l’azzeramento delle emissioni che provocano il riscaldamento globale.
Se il “sistema” non cambierà, sarà “tutelata” un’altra crescita: quella delle diseguaglianze sociali; a conferma che la crescita economica, misurata attraverso il PIL, non può essere un indicatore del miglioramento qualitativo del livello di benessere: cioè il PIL è un indicatore efficace e preciso solo per i “soliti pochi”.
Se veramente si vuole una transizione energetica equa, realizzabile e pianificata bisognerà mettere in discussione il “sistema” del libero mercato dell’energia, gli Stati dell’UE dovranno superare le tutele dei trattati internazionali capestro e “governare” gli investimenti e la struttura dei prezzi dell’energia, controllando anche i margini di profitto consentiti alle aziende che producono e distribuiscono un “bene comune” per l’umanità: l’energia. “