Nel nord Milano si sta organizzando e sviluppando una battaglia culturale e politica contro la Grande Distribuzione Organizzata. A Cinisello Balsamo contro l’HUB di Auchan, a Paderno Dugnano contro l’ampliamento del Carrefour e a Bollate contro l’ipotesi di un nuovo ipermercato ai confini con le aree ex-Tonolli di Paderno.
Ma intanto cosa si può fare; quali politiche concrete per aiutare il commercio di vicinato a non morire, ad ammodernarsi e a crescere? Non saremo certo noi a indicare la ricetta giusta. Gli esperti del commercio si stanno interrogando con serietà ma hanno bisogno anche di un partner politico-amministrativo che non renda vane le analisi condivise ormai da tutti. A questo riguardo segnalo lo sforzo della Confcommercio che in questi giorni ha sviluppato una riflessione su “Il negozio nell’era di internet”. Vi sono riportati alcuni dati significativi che riporto.
“Attualmente il settore del commercio al dettaglio conta una rete di circa 623mila esercizi, di cui oltre il 90% (escludendo la componente degli esercizi non specializzati) è rappresentato dal “piccolo dettaglio”, ovvero imprese generalmente a gestione familiare la cui principale funzione è quella di offrire un indispensabile servizio di prossimità……Tuttavia, è importante sottolineare che, anche in paesi dove l’online ha raggiunto “livelli di guardia” (pochi negozi sono in grado di sostenere una riduzione del 20-30% delle proprie vendite), come L’Inghilterra, gli Stati Uniti, la Cina (che su questo tema è un paese leader da studiare), l’85-90% delle vendite avviene ancora offline, e tanti operatori di successo nati online cercano di sostenere la propria crescita aprendo negozi fisici. Le librerie di Amazon e l’acquisto della catena Whole Foods sono solo il caso più eclatante.”
Quindi noi cosa possiamo fare per aiutare una realtà economica di grande rilievo grazie alla sua importante funzione di raccordo tra produzione e consumo, ai molteplici servizi offerti sul territorio, al ruolo sociale di presidio e valorizzazione degli spazi urbani, al contributo dato all’economia del paese per la crescita di imprese e occupati? In breve cosa fare per evitare la desertificazione dei centri naturali delle nostre città? Con le conseguenze prevedibili già ora in termini di abbandono, sicurezza, vandalismi, degrado.
Alcune scelte semplici e chiare si possono fare:
1.Non rafforzare la GDO con autorizzazioni all’ampliamento o all’ apertura di nuovi impianti commerciali. Perché Alparone e Bogani autorizzano l’ampliamento del Carrefour? E perché Regione Lombardia non blocca le autorizzazioni pendenti che prevedono altre decine di nuove richieste? Può in questa direzione il neo consigliere Alparone prendere una posizione autonoma e opporsi? Se nell’epoca della competizione feroce l’Amministrazione comunale aiuta in termini di ampliamento spazi, risorse, e orari chi è già forte come faranno i negozi di vicinato a competere?
2.Costruire una strategia di sviluppo (o di opposizione) che abbia almeno il respiro dell’area vasta del Nord Milano. Perché è evidente che non ha senso opporsi all’ampliamento del Carrefour di Paderno e lasciar costruire a Cassina Nuova di Bollate un nuovo centro commerciale. Le forze ambientaliste, i partiti ma soprattutto le Amministrazioni devono avere uno sguardo lungo e oltre i propri confini territoriali perché diversamente non governeranno nulla condannando vaste aree al degrado prima territoriale e poi sociale.
3.Costrure politiche commerciali e proposte in accordo e con le Associazioni del commercio. Non supinamente ma riconoscendo a loro il ruolo di interlocutori preziosi. La partecipazione è si un metodo ma è anche garanzia di scelte ponderate e utili davvero. Non calate da qualcuno che non conosce le difficoltà e le molteplici realtà del commercio locale.
4.Vi sono infine anche politiche strettamente comunali, fatte di iniziative, sostegno, studio, progetti innovativi. Basta guardarsi intorno e si vedrà come tutti i comuni siano alle prese con progetti di sviluppo dei loro distretti commerciali e dei loro centri commerciali naturali. Solo a Paderno Dugnano non vi è l’ombra di una politica commerciale e nemmeno di un assessore al commercio.