Dibattito pubblico o manipolazione?

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Una riflessione di Ottorino Pagani:

I “percorsi di presentazione pubblica e progettazione partecipata” intrapresi dalla Amministrazione Comunale per il Parco dell’acqua di Calderara e la vasca di laminazione del Seveso al confine con Varedo sono un “atto dovuto” previsto dal Decreto Legislativo n.50-2016: “Codice dei contratti pubblici”. Di seguito alcune considerazioni sul tema:

  • dal quotidiano Repubblica del 12 luglio 2021: “….. a partire dall’approvazione del Dlgs. n.50/2016, anche in Italia si è introdotto il cosiddetto “debate publique”. Ciononostante nelle esperienze fino ad oggi sviluppate nel caso di grandi opere, molto del dibattito è stato interpretato più come strumento di comunicazione esterna degli studi già sviluppati che non come occasione di discussione “orizzontale” volta a identificare (e incorporare nelle diverse soluzioni progettuali, se necessario), i dubbi e le perplessità delle comunità locali, spiegando i motivi, i limiti e le alternative ancora in fase di sviluppo. Un esempio lo si è avuto nel caso della nuova Diga di Genova: i rapporti e le informazioni venivano messi a disposizione dall’ente pochi giorni prima, non permettendo l’analisi attenta dei documenti da parte degli interessati esterni al processo decisionale. Le discussioni avevano come protagonisti solamente coloro che avevano svolto gli studi, senza contraddittorio o senza possibilità del processo iterativo tipico del “dibattito” e quindi lasciando le “proposte di miglioramento” alla possibilità di “uploadare” documenti sul sito del dibattito o tramite articoli su giornale: in entrambi i casi soluzioni molto distanti dalla natura del “debate publique” o dalla possibilità di far partecipare la comunità locale al processo decisionale, se non come auditore poco più che passivo.”
  • a mio avviso, la considerazione sopra riportata vale anche per le esperienze nel nostro Comune per il “Parco dell’acqua” e per la “Vasca di laminazione”: questo comporta la necessità di ridiscutere seriamente in merito alla “partecipazione” dei cittadini al “governo del territorio”: mancano gli strumenti o manca la volontà politica di organizzare un vero coinvolgimento dei cittadini singoli e/o associati al processo decisionale? Io penso che manca la volontà di una politica arroccata alla falsa rappresentanza tramite “partiti” autoreferenziali e circondati da lobbisti, cioè i “portatori di interessi personali o professionali “: ad esempio, la massimizzazione del loro tornaconto tramite le manipolazioni delle rendite fondiarie, oppure le quotazioni in borsa di pseudo aziende pubbliche.
  • E per evitare di scadere in un “percorso di manipolazione del consenso”: perché non si applica l’attuale “Regolamento per la partecipazione”, in attesa di migliorarlo, reintroducendo ad esempio, i Consigli di Quartiere? L’istituzione di Consulte su alcuni temi di interesse generale e l’utilizzo del referendum per le decisioni più importanti permetterebbe di ridurre lo scollamento tra politica e cittadinanza, facilitando quel “Dibattito pubblico” auspicato dal Dlgs. n.50/2016.

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