
di Ottorino Pagani:
“Uno stralcio tratto dal libro “Lessico metropolitano” di Gianni Biondillo: “… Chiamare uno stile architettonico “brutalismo” è un po’ come buttarsi la zappa sui piedi. Le origini del termine sono innocenti, viene dal francese “beton brut”. Cemento grezzo, a vista. Vorrebbe semplicemente descrivere la purezza, l’onestà dei materiali……. C’è nel brutalismo, in tutte le sue declinazioni globali, una pretesa di eticità quasi francescana. Come a dire: dopo la mattanza della guerra dobbiamo smetterla di essere frivoli. L’architettura sembrò aver messo il cappotto, il cappello e gli occhiali scuri, a seguito del funerale della cultura occidentale. Ricostruire l’Europa era anche ricostruire la moralità… Realizzando opere, come il Marchiondi Spagliardi a Milano, fatte da geometrie decise, cemento a vista, colori primari. Una palestra formale di sobrietà e purezza monastica….”
Nel post del 5 marzo 2020 (ttps://www.quipadernodugnano.info/palazzo-inam-un-bene-culturale/) abbiamo informato della registrazione dell’ex Palazzo INAM, progettato dall’Arch. Marco Romano, presso l’archivio gestito dal Deutsches Architektur Museum: www.sosbrutalism.org .
Le parole di Biondillo suggeriscono un parallelo con la situazione locale che si sta occupando del futuro del Palazzo senza escludere la possibilità di abbattimento o l’alienazione: il clima post pandemia e l’alba di un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per evitare il riscaldamento globale, ripropongono, a mio avviso, le condizioni che hanno permesso lo sviluppo di questo stile architettonico nel dopoguerra (anni 1950/1960), un periodo in cui gli architetti diventano attori attivi del “cambiamento” con opere attente alla sobrietà e con l’impegno diretto nelle amministrazioni comunali (vedi: “Collettivo di architettura” nato nel 1949 e la “Lega dei Comuni Democratici” nata nel 1947) con l’obiettivo comune di “rafforzare e aumentare il potere contrattuale dell’ente pubblico rispetto all’aggressività degli interessi immobiliari”. Nel nostro Comune, che aderiva alla Lega, operava l’arch. Achille Sacconi artefice nel 1963 del Piano Regolatore che prevedeva un nuovo Centro Civico di cui si è realizzato solo il primo lotto: il Palazzo INAM.
Questo contesto, la testimonianza storica / culturale del Palazzo e una “ripartenza” cosciente delle nuove esigenze indotte dal riscaldamento globale e dell’esperienza della pandemia, ripropone lo scenario, ben descritto da Biondillo, e coerente con i criteri dei “Piani di sviluppo Regionale e dei Programmi dei Fondi strutturali dell’Unione Europea”, in particolare:
Criterio n. 6: Conservare e migliorare la qualità delle risorse storiche e culturali.
Criterio n. 7: Conservare e migliorare la qualità dell’ambiente locale.
Criterio n. 10: Promuovere la partecipazione del pubblico alle decisioni che comportano uno sviluppo sostenibile