
Ricevo da Ottorino Pagani:
“Nella foto il Pirelli Tire Building, l’imponente edificio in New Haven nel Connecticut (USA) progettato da Marcel Breuer negli anni ’70 per l’azienda americana Armstrong Rubber Co.
Nel 1998, la società italiana Pirelli acquistò Armstrong Rubber, dando il nome all’edificio, ma lo vendette poco dopo. Costruito in cemento armato, è composto da due parti collegate da un corpo centrale: una inferiore, di due piani, e una superiore di quattro, ed è un classico esempio di architettura brutalista.
Già nel 2018 il New Heaven Independent aveva riportato la notizia secondo cui IKEA, che aveva acquistato nel 2003 l’edificio, otto ettari di terreno, e aperto lì vicino il suo primo punto vendita di tutto il Connecticut, avrebbe deciso di dare nuova vita all’originalissima struttura brutalista.
Successivamente, il colosso svedese dell’arredamento ha annunciato di aver venduto l’edificio all’architetto statunitense Bruce Becker, per 1,2 milioni di dollari. Lo studio Becker&Becker ha ideato quindi un progetto per la trasformazione in hotel, in linea con la crescente economia turistica della città e il piano di riqualificazione del distretto di Long Wharf.
Di seguito uno stralcio dell’articolo “Prenotare una stanza in un capolavoro brutalista” da “Il venerdì” di “Repubblica” del 10 settembre 2021:
“Tra pochi mesi aprirà l’Hotel Marcel, in omaggio al progettista Marcel Breuer, a conferma che il breton brut (cemento grezzo a vista) è più vivo che mai, e che questo stile architettonico (Brutalismo) è ritornato popolare, riportando alla ribalta, in ogni angolo del mondo, edifici etichettati come mostruosità e spesse volte abbandonati o demoliti ….. L’albergo è anche un esempio di sostenibilità, dato che punta al basso consumo energetico, con tanto di impianto fotovoltaico sul tetto e tettoie a energia solare nelle aree di parcheggio. L’opera di Breuer si è presa una rivincita: inserita nel Registro nazionale dei luoghi storici, ora viene trasformata in un hotel in cui vivere un’esperienza unica: dormire in un capolavoro brutalista.”