
Ricevo da Ottorino Pagani la seguente riflessione:
“Le contraddizioni evidenziate dalle Associazioni ambientaliste del “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza” presentato dall’Italia per il finanziamento europeo “Next Generation EU” e la “fretta” di tornare allo stile di vita pre pandemia senza una disanima critica dei rischi che questo “stile” produce per l’emergenza dei cambiamenti climatici che stiamo vivendo, ripropongono, a mio avviso, il tema di fondo: ecologia o capitalismo?
Di seguito una riflessione pertinente del filosofo Emanuele Severino: “Ecologia o capitalismo: bisogna scegliere (17 gennaio 1992).
Un conto è salvare l’ambiente per vendere di più e salvare l’economia, altro è render sana l’economia per salvare l’ambiente. Nel primo caso il capitalismo vive, nel secondo è morto. I cosiddetti “obiettivi complementari” sono sempre gerarchizzati; uno è dominante, l’altro è subordinato. Se vogliono essere tutti e due dominanti diventano contraddittori…. Ma anche nel primo di questi due casi la salute dell’ambiente è una palla al piede dello sforzo per realizzare la salute dell’economia. Nonostante i suoi mille volti, il capitalismo ha sempre come obiettivo primario il profitto. L’esistenza del fine subordinato frena, riduce, limita il conseguimento di quello primario. Anche gerarchizzati, sono contraddittori.
Anche la Chiesa cattolica sollecita l’attività economica ad avere come obiettivo primario non il profitto, ma il “bene comune della società”. Chiede cioè che il profitto, non più giudicato da essa come obiettivo contraddittorio al “bene comune”, divenga obiettivo complementare e subordinato. Ma in questo modo la Chiesa chiede al capitalismo, né più né meno, di non essere più capitalismo.
Tutto questo per quanto riguarda la questione di principio. Poi, lo so, ci sono le “mediazioni“. Aver la botte mezza piena e la moglie mezza ubriaca. Ma ogni “mediazione”, in questo campo, vuol mettere d’accordo il diavolo e l’acqua santa. Per un po’ la va, poi la spacca…..”