
Ricevo da Ottorino Pagani la seguente riflessione per un decalogo utile alla costruzione di una comunità. Un utile suggerimento per tutti coloro che si accingono a ragionare sul governo della nostra città.
Uno dei principali riferimenti per approcciare una valutazione ambientale è il “Manuale per la valutazione ambientale dei Piani di Sviluppo Regionale e dei Programmi dei Fondi strutturali dell’Unione Europea” .
Il Manuale contiene i dieci criteri di sviluppo sostenibile, che possono essere un utile riferimento nella valutazione di un “piano di governo del territorio” :
1. Ridurre al minimo l’impiego delle risorse energetiche non rinnovabili;
2. Impiego delle risorse rinnovabili nei limiti della capacità di rigenerazione;
3. Uso e gestione corretta, dal punto di vista ambientale, delle sostanze e dei rifiuti pericolosi/inquinanti;
4. Conservare e migliorare lo stato della fauna e della flora selvatiche, degli habitat e dei paesaggi;
5. Conservare e migliorare la qualità dei suoli e delle risorse idriche;
6. Conservare e migliorare la qualità delle risorse storiche e culturali;
7. Conservare e migliorare la qualità dell’ambiente locale;
8. Protezione dell’atmosfera;
9. Sensibilizzare maggiormente alle problematiche ambientali, sviluppare l’istruzione e la formazione in campo ambientale;
10. Promuovere la partecipazione del pubblico alle decisioni che comportano uno sviluppo sostenibile.
Le parole in grassetto sembrano suggerirci le capacità adattative che consentono a una organizzazione / comunità di superare le pressioni ambientali a cui è sottoposta, resistendo con successo alle situazioni avverse; cioè richiamano a una qualità importante di un organizzazione / comunità: la resilienza.
L’Accademia della Crusca indica che: “La resilienza assume un valore simbolico forte in un periodo in cui l’accesso interpretativo più frequente alla condizione economica, politica, ecologica mondiale è fornito da un’altra parola, crisi: lo spirito di resilienza rappresenta la capacità di sopravvivere al trauma senza soccombervi e anzi di reagire a esso con spirito di adattamento, ironia ed elasticità mentale.”
E reagire, seguendo questi “10 piccoli comandamenti”, attraverso un progetto condiviso, plurale e democratico potrebbe trasformare lo spazio di vita di una comunità; rendendolo utile ai bisogni di tutti e non più assoggettato a interessi e profitti particolari. Cioè, significa praticare quell’ideale che il filosofo H. Lefebvre ha chiamato: “Il diritto alla città”,(edit.Ombre Corte, 2014) dove l’azione di “governo del territorio” diventa immediatamente un’azione di “costruzione di cittadinanza”.