Venerdi sera ho partecipato da osservatore interessato all’incontro organizzato dal PD di Desio sul tema “Lotta all’illegalità. I casi fisco, pubblica amministrazione e sanità.” Presenti i relatori:
Lucrezia Ricchiuti, senatrice PD, Commissione nazionale Antimafia;
Adriano Scudieri, Sostituto Procuratore Dipartimento di Economia Criminale Milano;
Nerina Dirindin Senatrice PD, Docente di Economia Pubblica e Politica Sanitaria, Università di Torino.
E’ stata l’occasione per una riflessione ad ampio raggio e molto approfondita sui temi della corruzione e dell’illegalità che purtroppo attanagliano il nostro sistema paese.
Credo sia utile trasmettere alcuni concetti di fondo emersi e che credo sia utile condividere.
La corruzione altera l’economia reale, aumenta la sfiducia dei cittadini verso la società tutta – ricordiamoci che la corruzione riguarda non solo i rapporti tra pubblico e privato, ma anche tra operatori privati – mette in crisi i principi democratici della rappresentanza sociale, ostacola gli investimenti soprattutto dall’estero.
Con il risultato di un PIL complessivo inferiore rispetto alle potenzialità ed un mercato del lavoro che non sviluppa occupazione. Quando poi la corruzione assume la forma di impresa criminale assistiamo alla cannibalizzazione delle imprese sane, anche attraverso l’accesso a crediti “facili” che spesso diventano il grimaldello per prendere possesso dell’impresa stessa. Oppure la si fornisce di prestazioni lavoro a costi minori, con cooperative ad hoc che sottopagano gli addetti (per non parlare dell’assenza di tutele di chi vi è impiegato). O si mettono in atto azioni di “recupero crediti” con sistemi di intimidazione e di violenza proprie delle attività criminali.
Quello che colpisce è la capacità imprenditoriale che spesso manifestano gli operatori dell’illecito, tanto da rendersi protagonisti sul mercato di una vera e propria economia criminale che viaggia parallela e pericolosamente intrinseca all’impresa legale.
Davanti ad un quadro così preoccupante, si è richiamata la necessità di misure di prevenzione dei fenomeni di economia criminale, che non si limitino alla denuncia ma che possano agire da contrasto al malaffare. In primo luogo, restituire le imprese al circuito della legalità, drenando le risorse dall’economia criminale a quella legale. Confiscare i beni prodotti dall’illegalità e renderli disponibili alla collettività – la legge sui beni confiscati esiste da tempo ma vanno accorciati i tempi dell’intervento, in modo che le amministrazioni possano rispondere alle finalità sociali previste senza gli intoppi legati alla scarsità di risorse economiche o ai vincoli finanziari che condizionano l’attività dei comuni.
La sanità pubblica è un terreno fertile per l’infiltrazione illegale e criminale per diversi fattori.
Intanto la complessità organizzativa del sistema sanitario, la cui dimensione si può prestare a discrezionalità fino purtroppo all’abuso nelle scelte organizzative. Così come il ricorso alle numerose esternalizzazioni rispetto ai servizi operativi (dalle pulizie alle forniture).
Quello che va sottolineato è che la corruzione in ambito sanitario pubblico – la cui gravità è indiscutibile – è in linea con quanto avviene in altri Paesi europei e negli Stati Uniti, in quanto riguardano il 5-6% dei costi totali della sanità. Ciò non significa che sia poco rilevante, perché la spesa di riferimento rappresenta un quantitativo notevole (il 70% dei bilanci della Regione Lombardia, ad esempio).
Ricordare questi dati aiuta a respingere la gran cassa mediatica sulla corruzione “diffusa” della sanità pubblica, che senza volerlo può trasformarsi nel grimaldello per far saltare il principio di cura universale fuori dalla logica stretta del denaro. Il che significherebbe spalancare le porte ad una privatizzazione della cura su cui l’economia illegale prospererebbe davvero sulla pelle dei cittadini.
Per questo noi tutti abbiamo il dovere di difendere il principio della cura anche alzando l’attenzione da cittadini responsabili davanti alle storture di cui siamo testimoni.
Ogni euro impiegato in corruzione e malaffare non sono solo spreco di soldi pubblici, ma soprattutto risorse tolte ad altre prestazioni di cura.
Non a caso, nei Paesi dove è più alta la corruzione maggiore è l’incidenza di mortalità infantile.
L’illegalità, la corruzione, il malaffare, l’economia criminale non sono altro che la più alta e pesante tassa che i cittadini tutti pagano e che tutti impoverisce, con grande danno soprattutto dei cittadini onesti – ma è l’intero sistema che così collassa.
Da alcuni studi di impresa (fonte Sole24ore) i posti di lavoro mancati in un anno a causa della corruzione di sistema si stimano in 265.000. L’evasione fiscale e altre pratiche di corruzione ormai si quantificano in 120 miliardi annui – si può andare avanti così?
Anche l’eccesso di burocratizzazione e il proliferare legislativo di fatto aiutano il sistema dell’economia criminale, esasperando il rapporto tra cittadino e Stato, così da rendere appetibile la “scorciatoia”, la via facile a garantirsi l’interesse personale.
Ma proprio per questo dobbiamo agire perché lo Stato sia più trasparente nelle sue azioni e più definito nelle sue regole, e al contempo più incisivo nel contrasto a ciò che è illegale e che rappresenta una minaccia al vivere civile e al sistema democratico in cui vogliamo vivere.
Per questo abbiamo il dovere da cittadini responsabili di essere protagonisti della lotta alla corruzione e all’economia criminale. Nel nostro interesse.
