
Articolo di Ottorino Pagani:
“Le oligarchie al potere del mondo globalizzato hanno iniziato a far risuonare i tamburi di guerra ed a invocare ingenti spese per la difesa prospettando immaginarie minacce di invasione, con la vana speranza di cercare di rilanciare le loro economie aumentando la spesa pubblica per gli armamenti. Infatti, da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, e dopo quello che è successo e sta succedendo dal 7 ottobre 2023 in poi in tutto Medio Oriente, si sono imposte nel confronto politico e mediatico una nuova riabilitazione della guerra e una parallela opera di delegittimazione della pace. Siamo alla ripetizione di soluzioni già bollate dalla storia come fatali, inutili, estremamente dannose per i nostri figli e il pianeta in cui viviamo.
Per questo abbiamo bisogno di “buon senso”, di prese di posizione alternative al mainstream del dibattito pubblico che si è sviluppato attorno all’attuale “disordine globale”. “Buon senso” che possiamo trovare nel rileggere ora gli scritti e i discorsi di Enrico Berlinguer sulla pace, ad esempio:
“Trattino, dunque, gli Stati; non cedano alla facile lusinga dell’intransigenza, della sfida, della provocazione. Ma, al tempo stesso, i popoli facciano sentire la loro voce, il loro peso, la loro volontà di vita. Si devono chiamare gli uomini e le donne del nostro e di tutti i paesi a guardare in faccia il pericolo che ci sovrasta; e, al tempo stesso, a individuare e fare scendere in campo le grandi, immense energie positive, costruttive e non distruttive che esistono in Italia e nel mondo. [ … ] La diplomazia dei popoli dovrà tentare di invertire la rotta seguita attualmente dalla diplomazia degli Stati. Il governo italiano, tutti i governi europei, ma anche le massime potenze, dovranno ascoltare l’ammonimento dei popoli del mondo.”
“La pace, peraltro, se ha nello sviluppo un suo fattore, è anch’essa fattore di sviluppo. Nella pace i popoli possono usare la ricchezza per soddisfare le proprie necessità di vita e di crescita, per produrre altre ricchezze utili, per migliorare ed elevare la propria cultura, i propri modi di vivere e di consumare, e non per produrre strumenti di distruzione e formare soldati. Il miliardo di dollari al giorno che gli uomini spendono per gli armamenti, se usato a fini pacifici potrebbe contribuire a mutare il destino dell’umanità intera. La necessità di un’Europa unita e più autonoma al fine della costruzione di una pace meno fragile è del tutto evidente.”
L’alternativa è creare un’unità di intenti su basi più profonde, di impegno comune sulle vere emergenze: diseguaglianze e ingiustizie, povertà e fame, istruzione e salute, inquinamento e crisi climatica. Ribadendo il monito di Papa Francesco: «La fame nel mondo finirebbe, se non si fabbricassero armi per un anno», anche se questa scandalosa evidenza è considerata alla stregua di una fantasia.”