Ancora sull’urbanistica “milanese”(?)

Continua il dibattito sull’urbanistica milanese e sulla legge Salva Milano.

Oggi leggiamo il parere di Riccardo Piacentini segretario del sindacato FILLEA-CGIL, riportato sul quotidiano Il Giorno del 14 novembre, a cura di Nicola Palma e Marianna Vazzana.

“La sanatoria del salva-Milano è un colpo allo stato di diritto. Cambio di passo sul tema casa”

Il sindacato Fillea-Cgil di Milano critica il decreto “Salva-Milano” come minaccia allo stato di diritto e alla trasparenza nel settore edilizio.

Il segretario generale del sindacato dei lavoratori dell’edilizia Fillea Cgil di Milano Riccardo Piacentini:

“Se il decreto “Salva-Milano” in discussione in Parlamento sarà approvato nei termini di una sanatoria di posizioni attualmente all’esame della magistratura, nel pieno delle indagini e dei procedimenti in corso, si tratterebbe dell’ennesimo colpo inferto al nostro già precario stato di diritto”. Una posizione espressa da Riccardo Piacentini, segretario generale della Fillea-Cgil di Milano, il sindacato dei lavoratori dell’edilizia, attraverso una lettera aperta al Giorno.

“Compito del Parlamento e dei Consigli regionali è di fare leggi chiare. Quello della magistratura di interpretarle e perseguire chi le vìola. Come cittadini, prima che come rappresentanti della Fillea-Cgil, ci domandiamo come sia possibile avallare riletture interpretative di norme vigenti, a suon di decreti.

Quando poi a invocare la norma di salvataggio è una giunta di centro-sinistra, e cioè della parte che giustamente in passato è scesa in piazza contro i più clamorosi salvataggi dell’epoca berlusconiana, la cosa fa ancora più effetto. Le indagini sono partite da progetti singoli, per i quali gli uffici comunali hanno adottato provvedimenti autorizzativi ora al vaglio dei magistrati, ma lentamente sembra emergere un vero e proprio sistema di aderenze politiche, relazioni personali e corsie preferenziali che sarebbe interesse di tutti stroncare e correggere. Se ad essere corretta è la norma, anzi la sua interpretazione, perché la lettura data dai magistrati è ritenuta scomoda, dovrebbe suonare a tutti un fortissimo campanello d’allarme, cosa che al momento non sembra verificarsi.

Già alcuni mesi fa chiedevamo pubblicamente di rivedere il modello di sviluppo di Milano, confidando sul fatto che i mancati introiti da oneri di urbanizzazione troppo bassi e le indagini su procedure autorizzative disinvolte potessero finalmente fare sedere a un unico tavolo tutti gli attori del territorio e del settore, per ripartire su premesse completamente diverse. Evidentemente quegli attori si incontrano ugualmente, ma senza di noi. E si vede. Chiedevamo e chiediamo di trasformare Milano in una città per tutti, cittadini, lavoratori e studenti, e non solo a misura di chi investe costruendo e acquistando (o affittando) a prezzi fuori mercato. Una città che accoglie gli operai edili anche dal punto di vista abitativo e della mobilità, senza accettare che intere squadre di manovali si trasformino in fantasmi”.

E ancora: “Chiediamo una sponda alle istituzioni nel costituire tavoli di contrattazione anticipata rispetto alle grandi opere del territorio (richiesta che stiamo portando avanti nella piattaforma del nostro contratto provinciale), ma questo non è avvenuto in tempo utile in nessuno dei grandi cantieri successivi ad Expo 2015, a partire da quelli per le Olimpiadi. Chiediamo di sensibilizzare tutte le stazioni appaltanti pubbliche del territorio ad applicare i protocolli sulla sicurezza e la regolarità sottoscritti in Prefettura. Chiediamo, ogni anno, di affrontare per tempo il tema dei picchi di calore. Chiediamo queste ed altre cose, da tempo, ma pare che in risposta otterremo tra pochi giorni una norma “Salva status quo””.