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Articolo di Ottorino Pagani:


“Su richiesta del Ministero della Salute la Regione Lombardia sta sviluppando la proposta di riforma della Legge Regionale n. 23 per migliorare, in particolare, i presidi sanitari territoriali dopo la terribile esperienza della pandemia; questo progetto di riforma si inserisce nel contesto del PNRR per la realizzazione entro il 2026 di 1288 Case della Comunità (CdC, equivalenti alle Case della Salute della sperimentazione avviata anni fa dal Ministero); in Lombardia sono previste 216  CdC; e la Giunta Regionale ha deliberato il piano per la realizzazione nella Città di Milano delle Case della Comunità e degli Ospedali di Comunità (OdC). Il Piano verrà esteso alla Città Metropolitana e le linee guida sono descritte in due documenti facilmente rintracciabili in Internet:

  • “Progetto per l’attuazione di Case e Ospedali di Comunità nella Città di Milano” di Regione Lombardia.
  • “Linee di progetto per l’attuazione di Case e Ospedali di Comunità nel territorio di ATS Milano” di Regione Lombardia e ATS Milano Città Metropolitana.

Di seguito le mie osservazioni, elaborate sulla scorta di quanto indicato da questi documenti e dalla presa di posizione della CGIL metropolitana:

  • le CdC rappresentano un sostanziale miglioramento dei presidi territoriali per la salute; e il nostro Comune, con circa 47.000 abitanti, rientra, secondo i “criteri generali di progettazione”,

nello Standard DGR XI/4811: “Per Provincia Milano e Lodi 1 CdC per ogni 45-50.000) abitanti.”;

  • è condivisibile: “il criterio della collocazione delle strutture territoriali ha come elemento di valutazione prioritario l’aggregazione dei Medici di Medicina Generale sul territorio stesso”; e considerando che “il progetto di legge di riforma sanitaria ha recepito i contenuti del PNRR e ne prevede l’attuazione in tempi certi” risulta opportuna la “Riqualificazione di edifici esistenti” per coerenza con le linee guida del PNRR stesso: l’attuale struttura, Palazzo ex INAM, che ospita i servizi della ASST Rhodense a Paderno Dugnano soddisfa, a mio avviso, i requisiti sopra indicati, in particolare la richiesta centralità rispetto agli studi dei MMG distribuiti nelle frazioni del nostro Comune e l’adeguatezza della sua architettura per ospitare il “Cubo della Salute” e le sue necessità logistiche;
  • non è accettabile l’ipotesi di Regione Lombardia di CdC che possono essere gestite anche da soggetti privati, e concordo con la posizione della CGIL Milanese: “le CdC pubbliche non devono essere solo il luogo di erogazione di alcuni servizi, me il cuore di un cambio culturale che passa dalla tutela della salute come semplice erogazione di prestazioni ad una cultura della salute come visione d’insieme del paziente, di una presa in carico complessiva, che è cura ma anche prevenzione. Inoltre, ribadiamo che i consultori devono essere collocati obbligatoriamente all’interno delle CdC”;
  • concordo, inoltre, con la CGIL sulla questione del metodo:proponiamo di istituire un tavolo che veda la partecipazione delle Organizzazioni Sindacali, dell’ATS, del Comune … e per rimarcare l’importanza del coinvolgimento delle Istituzioni locali e delle rappresentanze sociali nella definizione del piano di sanità territoriale, abbiamo chiesto di essere invitati come uditori, nelle conferenze dei sindaci”. Va anche ricordato che la realizzazione di questa  “Opera Pubblica” prevede, per quanto indicato dal Decreto Legislativo n. 50/2016, il “Dibattito pubblico” che deve coinvolgere la cittadinanza attiva sul territorio; questo “Dibattito” diventa, a mio avviso, urgente, visto che entro fine 2021 dovranno essere “individuati in modo preciso i siti di realizzazione di CdC e ODC”.
  • mi auguro che: “il progetto di legge di riforma sanitaria ha recepito i contenuti del PNRR e ne prevede l’attuazione in tempi certi” significhi davvero la coerenza con lo scopo principale del PNRR: la riduzione delle emissioni che producono il riscaldamento globale in corso; per questo la realizzazione delle CdC e degli OdC dovrà basarsi, quasi esclusivamente, sulla riorganizzazione, o la riqualificazione, e la rigenerazione energetica di edifici esistenti, il ricorso a nuove costruzioni, oltre che molto limitato, dovrà confrontarsi con interventi senza consumo di suolo e l’utilizzo di materie prime seconde. Infine: oltre alla struttura “Cubo della Salute”, i nuovi presidi territoriali avranno soprattutto bisogno dei medici, degli infermieri e delle adeguate attrezzature: mi aspetto quindi che il Piano / la riforma definitiva della L.R. 23 sia disponibile al più presto e indichi chiaramente i tempi e i modi per la copertura degli oneri del personale necessario e delle spese gestionali (tecnologiche e amministrative) connesse. I “Cubi della salute” vuoti non servono a niente….