
E’ da tempo che sottolineo i pericoli del cosidetto “modello Milano”.Sin dalle prime avvisaglie sull’uso improprio delle SCIA per giustificare operazioni immobiliari immotivate,dal punto di vista dell’interesse pubblico.
E già la Magistratura milanese aveva messo sotto osservazione alcune prassi e scelte “tecnico-amminstrative” al limite della norma, che erano costate le dimissioni dell’assessore alla Casa Bardelli. Ma Sala aveva rilanciato prima pretendendo una legge nazionale che non solo sanasse il passato di scelte (sbagliate) dei suoi uffici ma che addirittura con la “Salva Milano” mettese l’imprimatur sulla sua visione dell’urbanistica e delle leggi. Fallita quell’operazione (la legge è ferma alla Camera) si era convertito a modificare alcune normative ”interne”. Infatti in ottobre aveva annunciato una stretta sull’urbanistica :”regole certe, zero discrezionalità, pianificazione pubblica chiara, dialogo con i quartieri, spinta all’housing sociale”. Forse non tutto era in regola ? La domanda non sembrava mal posta.
Ora, grazie o a causa della Magistratura, c’è l’implosione che determina la fine del modello Milano. Del presunto rito ambrosiano del fare tutto in fretta, senza badare troppo a regole e regolamenti. L’importante è che la città corra e cresca. Ma come è cresciuta Milano? Ognuno lo può vedere da sé.
Quanto è successo a Milano trova origine secondo Lucia Tozzi,(il Manifesto 17 luglio) “non nella corruzione.Questo sarà la Magistratura a verificarlo ma ”sarebe assurdo ridurre il fenomeno così violento a una questione morale”.Si tratta di una scelta politica,consapevole e ideologica,di matrice neoliberale e che è insita nell’assunto che le città e i territori tutti devono competere tra loro per strappare flussi di denaro e di persone, di investimenti e turisti oltre che la merce più pregiata,i milionari”.E i poveri cristi?
Certamente c’è da essere preoccupati per quello che significa l’intervento della Magistratura, ma qui adesso mi interessa parlare di politica. Del ruolo dei partiti e delle Istituzioni che non possono e non devono delegare scelte, controlli, responsabilità e progetti ai tecnici, ai professionisti, ai dirigenti comunali. Non ci sono competenze tecniche incontrollabili e neutre, neanche a Paderno Dugnano
La mia piccola esperienza di assessore e di sindaco mi suggerisce che in tema di edilizia privata ed Urbanistica è d’obbligo, oltre che prudente, NON FIDARSI.La realtà e la responsabilità della politica non si deve fermare di fronte ai tecnici. Diversamente….poi capita che arrivi la Procura.