C’è un filo sottile che lega Ernest Hemingway e il fascistissimo senatore “padernese” Giuseppe De Capitani D’Arzago ed è appunto la fabbrica di esplosivi svizzera Sutter & Thevenot .
Il 7 giugno 1917 alle ore 13,30 una terribile esplosione devastò la Polveriera Sutter & Thevenot di Castellazzo di Bollate. Tutti gli effettivi americani, di stanza presso l’ARC di via Manzoni 10 a Milano, vengono inviati per soccorrere le vittime. Tra di loro anche un diciannovenne volontario della Croce Rossa Americana di nome Ernest Hemingway. Così ne parla in “Piccola storia naturale: i morti”; uno dei suoi “49 racconti”:
“Giungemmo sul luogo del disastro in autocarro per strade ombreggiate da pioppi e fiancheggiate da fossati…giunti che fummo sul luogo dove era esistita la fabbrica alcuni di noi furono messi a piantonare quelle vaste quantità di munizioni che per qualche ragione non erano esplose, mentre altri venivano mandati ad estinguere un fuoco divampato fra le erbe di un campo vicino: fatto questo, ci fu ordinato di perlustrare le immediate vicinanze ed i campi circostanti alla ricerca dei cadaveri. Ne trovammo un buon numero e li portammo ad un obitorio improvvisato e, devo ammetterlo francamente, la sensazione sconcertante era dovuta al fatto che erano femmine e non maschi”. 59 saranno le donne vittime di quell’esplosione di cent’anni fa; ora documenta da una bella mostra curata dall’Amministrazione comunale di Bollate che di questa vicenda ha fatto un pregevolissimo lavoro di ricostruzione della memoria storica della città. (Lavoro che a Paderno Dugnano è stato totalmente disatteso). Si può dire senza tema di smentita che quelle giovani donne, straziate dall’esplosione della fabbrica Sutter &Thevenot, possono essere per l’Italia quello che le operaie newyorkesi della Triangle, vittime di un incendio del 1911, sono state per tutto il movimento femminista e progressista.
Il 13 giugno 1917 a Roma, alla Camera dei Deputati il fascistissimo deputato Giuseppe De Capitani D’Arzago presenta una sua interpellanza: “il sottoscritto chiede d’interrogare i ministri dell’interno, della guerra e di grazia e giustizia, per sapere se e quali risultanze siano emerse dalla istruttoria relativa allo scoppio della fabbrica di proiettili di Castellazzo- in relazione alla circostanza che i suoi dirigenti non sono cittadini italiani; e quali provvedimenti cautativi si siano frattanto presi”. Non so quali risposte abbiano dati i ministri di allora ma di certo mi colpisce il fatto che, nella sua interpellanza, il D’Arzago non abbia trovato spazio per un parola di cordoglio per le giovani vittime. Come suona amara quella sottolineatura xenofoba “in relazione alla circostanza che i suoi dirigenti non sono cittadini italiani”.
In qualche modo quella tragedia coinvolse i due personaggi del mio titolo, anche se in maniera molto, molto diversa. Non resta che invitare i miei 4 lettori a visitare la mostra che è stata corredata dalle splendide immagini di Luca Comerio:” La fabbrica dimenticata”. La circostanza curiosa fu che un anno prima dell’esplosione, il fotografo Luca Comerio era stato incaricato di documentare le attività in quella fabbrica di esplosivi. Immagini che rimandano, con grande forza espressiva ed eccezionale realismo, la dura realtà del lavoro di quelle giovani donne.
La mostra è ospitata da martedì 5 a giovedì 21 Giugno Biblioteca di Bollate, Palazzo Seccoborella (apertura in orari di biblioteca).