L’Austria e noi

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austria2L’esito del voto austriaco di lunedì 22 maggio mi provocano due sentimenti contrapposti. Da un lato un sospiro di sollievo per la vittoria del verde Van der Bellen e dall’altro la consapevolezza dell’ultimo avviso. L’ultimo avviso utile per cambiare radicalmente le politiche dei governi europei (e non solo) rispetto all’austerità, alla crescita delle diseguaglianze, all’immigrazione. Sarà un caso ma, in questi ultimi anni, i partiti tradizionali (democristiani e socialdemocratici e a metà tra questi ci metto pure il PD italiano) non sono stati in grado di risposte politiche adeguate all’insorgere della “protesta populista”. Anzi le “grosse koalition” diffuse ormai ovunque, con le loro politiche liberiste, non hanno fatto che alimentare il clima di intolleranza e alimentato il rancore contro l’immigrazione e –indirettamente- contro l’idea stessa d’Europa. E’ una coincidenza che, a sinistra, Syriza in Grecia, Podemos in Spagna, Corbyn in Gran Bretagna, Sanders in USA e oggi Van der Bellen in Austria abbiano ridimensionato l’esperienza e la forza dei partiti filo establishment? E al contempo, a destra, Le Pen in Francia, l’FPO in Austria, Trump in USA, Orban in Ungheria e la Lega in Italia abbiano succhiato forza e linfa al centro moderato e conservatore? E cosa resta della sinistra riformista? Forse nulla se indugia ancora a copiare le politiche liberiste e il trasformismo istituzionale e non punta decisamente –come non sta facendo- a ricostruire alleanze sociali e politiche di centrosinistra, almeno in Italia. Per questo non condivido che si cerchi di polarizzare l’attenzione sui temi del Referendum costituzionale (di ottobre) e si trascurino importanti momenti sociali e politici vitali per l’avvenire del centrosinistra. Se non si affrontano le politiche strutturali per l’occupazione, si ignora la Carta dei diritti universali del lavoro proposto dalla CGIL, non si risponde ai sindacati sulla riforma Fornero, non ci si impegna a fondo per il successo alle amministrative di giugno, non si contrasta la dismissione del welfare, cosa resterà della sinistra politica? Queste sono le battaglie significative per capire se esiste una prospettiva per chi voglia ancora coniugare popolo e futuro, lavoro e futuro, giovani e futuro. Insomma Sinistra italiana e futuro del paese.