
Articolo di Ottorino Pagani:
“Nelle aree ex-Falk di Sesto S. Giovanni si preannuncia la trasformazione nell’ennesima “macchia di cemento” per soddisfare l’ennesima speculazione finanziaria sulla rendita fondiaria di un’area da bonificare, fortemente inquinata, anche di rifiuti radioattivi. Il contenzioso in discussione sembra essere: “visti gli alti costi della bonifica (circa 600 milioni) l’indice di edificabilità va aumentato, passando dagli attuali 0.9 concessi (a fronte del limite massimo di 0.6 previsto dal PGT di Sesto S.G.) al valore richiesto di 1,5 mc/mq. Per fare un raffronto il PGT di Milano fissa come tetto massimo un indice di edificabilità di 0,35 …” (vedi: Milano Today del 14 luglio 2024).
Il tema riproposto dalle richieste della società proprietaria delle aree investe diversi livelli dell’amministrazione pubblica (il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase), che deve dare il placet al piano particolareggiato approvato dal Comune col parere di Regione e Città Metropolitana) e per questo suggerisce alcune considerazioni:
- la propaganda di una élite, priva di alcuna sensibilità ambientale, per la “città infinita” al fine di asfaltare e cementificare ciò che è già troppo asfaltato e “cementificato” si scontra con le evidenze del collasso ambientale da inquinamento e consumo di suolo per usi urbani, comprese le infrastrutture che consumano quei pochi residui di campagna rimasti. In questo scenario: non dovremmo “capire” che esistono limiti fisici e funzionali, superati i quali la crescita della città può portare alla sua stessa morte? Il superamento dei limiti fisici dello sviluppo urbano, la congestione che ne é derivata, il progressivo scadimento della qualità della vita, sono i motivi che dovrebbero indurci a frenare la corsa al gigantismo urbano. Non è ora di approvare una legge per bloccare il consumo di suolo nelle aree già urbanizzate oltre ogni limite, come l’area omogenea del Nord Milano? E se si devono compensare a dei privati 600 milioni per le bonifiche delle aree non è opportuno, per la sicurezza / benessere dei cittadini del Nord Milano, che queste aree vengano trasformate in un polmone verde della Città Metropolitana?
- chi governa lo sviluppo di questo territorio complesso e congestionato? La Città Metropolitana sembra subire la prassi urbanistica del capoluogo che ha smarrito la sua dimensione sociale, che da una lato produce una forza centrifuga della domanda di nuovi spazi nelle periferie conseguente al fenomeno di espulsione dei ceti non sufficientemente abbienti da una Milano assediata dai fondi immobiliari speculativi, e dall’altro lato la forza centripeta di funzioni e attività che Milano continua a concentrare per sostenere la sua economia consumistica, provocando la congestione dei trasporti pubblici e privati, l’inquinamento atmosferico e un’insostenibile impermeabilizzazione del suolo. Il Piano territoriale metropolitano (PTM) e il PGT di Milano avrebbero dovuto essere impostati insieme e decidere tra concentrazione e tipologia dello sviluppo nel capoluogo o, in alternativa, un riequilibrio territoriale. La scelta dell’amministrazione milanese è stata di separare i destini del Capoluogo da quelli della sua area metropolitana, il PGT vigente che per sua natura si occupa del solo territorio amministrativo del comune, sostiene dunque la concentrazione dello sviluppo nel capoluogo. In merito alle aree ex Falk: come è stata possibile l’approvazione della Città Metropolitana di un intervento con indice di edificazione di 0.9? sulla base di quali evidenze di sostenibilità e di valutazione strategica ambientale è stata approvata questa macchia di cemento? E con l’assenza del Sindaco metropolitano e l’inconsistenza politica della “provincia” finisce che a “governare” la Città sono solo i palazzinari?
- Il nostro Comune dovrebbe prendere posizione su questo tema nei confronti della Città Metropolitana? Io penso di sì per due aspetti: Paderno Dugnano appartiene alla stessa “area omogenea” di Sesto S. Giovanni (il Nord-Milano), cioè un’area che, al netto della retorica, è fortemente interconnessa e congestionata e quindi non può esimersi, per il benessere dei suoi cittadini, dal discutere una decisione “istituzionale” senza avere partecipato all’analisi degli impatti ecologici che riguardano tutta l’area omogenea. Inoltre, potrebbe subire un coinvolgimento indiretto: per la bonifica di queste aree gli operatori dovranno portare all’esterno del sito montagne di terra da depositare nelle cave e discariche dove dovrebbe essere trattata: vista la vicinanza delle due cave operative a Paderno Dugnano quale impatto ci potrebbe essere nel nostro territorio? Come verranno controllate le norme che obbligano il trattamento della terra contaminata prima di utilizzarla per la discarica / ritombamento delle cave?