Ieri sera in Consiglio Comunale presentazione ed approvazione del “Piano per il diritto allo Studio”. Un buon piano, che si può sempre migliorare.
Nel dibattito è emersa una differente concezione che dell’uguaglianza hanno il centrodestra e il centrosinistra. Per il primo l’uguaglianza è un concetto formale e astratto che prescinde dalla realtà sociale del paese. Per il centrosinistra è sostanziale perché si cerca di realizzarla, per quanto possibile.
Viene alla mente anche una polemica del 1976 che guadagnò una pagina del quotidiano l’Unità e l’attenzione del polemista Fortebraccio.
L’ antefatto fu la presa di posizione di una nota organizzazione clericale che criticava la decisione della giunta di sinistra perché aveva fissato nuove tariffe per la refezione scolastica in base alle fasce di reddito. Apriti cielo. Cito dal volantino:”il nuovo criterio è fortemente diseducativo. Il fatto di dividere gli alunni (e le famiglie) fra ricchi e poveri contrasta infatti fondamentalmente con l’esigenza di realizzare nella scuola condizioni minime di unità e di uguaglianza sociale”..e..”almeno fra i bambini riteniamo questioni di denaro non dovrebbero costituire fonte di divisione e quindi di individualisamo”.
Fortebraccio così rispondeva:
“Questo è il punto, ed è un punto che, superando la particolare situazione di Paderno Dugnano, assume carattere generale e rende, rabbiosi lor signori. I redditi debbono rimanere celati perché la loro conoscenza induce a confronti «oltre che spiacevoli, inevitabilmente negativi». Per l’appunto, signori: in un Paese onestamente governato le paghe sarebbero giuste, i compensi meritati, le retribuzioni adeguate, le differenze, pur possibili, eque. Invece da noi che succede? Succede che a povertà pietosissime fanno riscontro ricchezze immense, a indigenze pietose sfacciate fortune, a ristrettezze insostenibili agiatezze sfrontate: al punto che una cosa sommamente vi preme: la segretezza dei redditi, tanto gelosa e impenetrabile da evitare ogni confronto. Cosi, poiché è destino che siate sfruttatori anche quando non ve lo proponete, vorreste pagare una minestra come la paga un povero, rubando anche ai bambini, ai quali, almeno a loro, dovreste donare. Le mie più vive speranze sono due. La prima è che non vi si dia retta. La seconda è che la sera, ritrovandovi soli, vi accada di vergognarvi.”