Verso un sogno collettivo

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Locandina CORTI-3Pubblichiamo una riflessione di Alessandro Amato, animatore, curatore ed ideatore della rassegna “Paderno in Corto”. La serata del 19 maggio ha avuto uno straordinario successo di pubblico tanto che la direzione di Area Metropolis 2.0 è dovuta intervenire per impedire l’accesso alla sala Pasolini a più di 50 persone per motivi di sicurezza. L’altra  sorpresa è stato il clima culturale della serata che ha evidenziato l’esistenza di un gruppo  di giovani filmaker italiani che aspettano questo appuntamento come un’occasione importante per il loro lavoro culturale. Da qui sembra nascere una specie di “star-up” che volentieri assecondiamo. Ecco il suo testo:

” Se la terza edizione di “Paderno in corto” – tenutasi al cinema Metropolis nella serata di giovedì 19 – è stata un successo, indubbiamente lo si deve ad almeno due fattori. In primo luogo, l’intreccio tra la passione con cui il Circolo Culturale Restare Umani ha curato la realizzazione dell’evento e la generosità con cui Fondazione Cineteca Italiana ha messo a disposizione spazi, mezzi e personale. Poi la disponibilità degli autori-videomakers e del pubblico a incontrarsi per dialogare apertamente. Per scoprirsi (in più di un senso) e riconoscersi reciprocamente materia viva di un discorso umano (direi umanizzante, soprattutto nel contesto contemporaneo) sulla creatività… La più grande soddisfazione, ad uscita sala, è stato trovare l’interesse di molti a proseguire un confronto con e l’oggetto filmico e l’attività artistica ad esso sottesa. FB_20160522_09_47_36_Saved_PictureCosì l’aver dovuto mandare a casa decine di persone causa sovraffollamento è risultato doppiamente frustrante, perché colti da un sentimento di    costernazione in merito all’impossibile inclusione delle stesse nella straordinaria esperienza vissuta.  In breve… Ci dispiace tanto. Vi avremmo voluti con noi. E, in qualche modo, era come se ci foste.  Credo sia superfluo sottolineare che il sostegno da voi tutti dimostrato è ciò che fa davvero la differenza in questo genere di iniziative. Per chi organizza, certo, ma molto di più per i registi che sono i veri protagonisti della manifestazione. Altrettanto superfluo è dire che andremo avanti. Una quarta edizione si farà e la si farà anche migliore. “Paderno in corto” sta crescendo di volta in volta.

E con la rassegna crescono gli autori, la maggior parte dei quali torna volentieri come fosse un nido. A tal proposito, mi è stato domandato da più parti in momenti diversi se non avessi pensato di ufficializzare questo gruppo di filmakers riuniti intorno alla mia figura in un vero e proprio collettivo. Naturalmente l’ho fatto, ci ho pensato, dal primo anno. E adesso vedo il progetto più concreto che mai. Ma cosa si può intendere con la parola “collettivo”?

Bando a tecnicismi e categorie storiche. Un collettivo non è altro che un gruppo di lavoro. Il nostro sarà un collettivo ideale, ovvero una realtà aperta ed elastica nella quale ogni individuo sarà valorizzato. Tenendo presente che ciascun autore proseguirà il proprio percorso e farà le proprie cose, l’unica novità sarà data dal fatto che alla bisogna si potrà fare affidamento sulle competenze o i contatti degli altri con una maggiore sistematicità. Per questo motivo insisto sul concetto di “ideale”: perché più suggerito che imposto. Un po’ per gioco un po’ per necessità, qualcosa del genere già esiste tra gli autori che si conoscevano prima della creazione della rassegna. Certi progetti nascono spontanei mentre altri sono destinati a svilupparsi solo partendo da premesse definite a tavolino. Questo del collettivo padernese (lo chiamo così per semplificare, ma è evidente che non avrà alcun limite geografico) si alimenta di entrambi gli orientamenti, posto com’è su fondamenta di stima e amicizia. Ecco che un oggetto apparentemente aleatorio come una proiezione provinciale di piccoli film davanti a un pubblico di conoscenti, appassionati e curiosi, una vetrina e un luogo di incontro, ciò che il Circolo Culturale ha sempre voluto che fosse, apre le porte a sviluppi finalmente utili e forse inevitabili. Scambiarsi pareri sui soggetti dei lavori audiovisivi futuri, aiutarsi a vicenda sui set, segnalare o ricevere il fonico più bravo o l’attore più talentuoso, trovare consiglio su ore di girato da montare… Tutto questo in un collettivo è possibile. Non una scuola. Non un movimento. Un sogno collettivo.”

Alessandro Amato