La critica dura di Raniero La Valle

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ranieroRaniero La Valle è uno dei più prestigiosi intellettuali del cattolicesimo democratico. Ha investito molto sul Concilio Vaticano II e  dopo un lungo percorso giornalistico e politico è approdato a posizioni decisamente critiche, anche della sinistra riformista. Ha fondato nel 2008 il Manifesto per la Sinistra Cristiana che si propone anche il rilancio della partecipazione politica e dei valori fondanti del patto costituzionale del ’48 e la critica della democrazia maggioritaria. Tante le sue battaglie civili e democratiche e numerosi i suoi libri. L’ultimo del 2015 dal titolo Chi sono io, Francesco?, Cronache di cose mai viste, Milano, Ponte alle Grazie. E’ coerentemente molto attivo nella campagna referendaria per il no alla riforma della Costituzione approvata dal Parlamento. Oggi un breve dialogo con Michele Serra su La Repubblica  che riporto:

“Caro Serra su L’amaca di domenica scorsa, lei si è si mostrato d’accordo con la mia “spiegazione” (citata da Micromega) secondo cui la Costituzione renziana è il punto d’arrivo di una restaurazione consistente nel trasferire la sovranità dal popolo ai mercati, concetto da lui definito “folgorante” per quanto è vero. Ma poiché ciò si sarebbe già realizzato da tempo, segnando una sconfitta della sinistra, nella quale lo stesso Serra si annovera, i trenta-quarantenni di oggi non farebbero che prenderne atto.

Secondo questa tesi la riforma Boschi-Renzi non farebbe che tradurre in norme questa nuova realtà, e questa sarebbe la ragione di votare “sì” a questa innocente proposta. Ne verrebbe dunque confermato che il popolo non è più sovrano, sovrani sono i mercati e la nuova Costituzione invece di permettere e promuovere la riconquista della sovranità al popolo, la consegnerebbe, irrevocabile, al Mercato. E poiché le Costituzioni sono destinate a durare, questa è la scelta che noi, sconfitti, lasceremmo a determinare la vita delle generazioni future.

È molto sorprendente che questa posizione (implicita ma negata nella propaganda ufficiale) sia ora resa esplicita e formalizzata sulla pagina più autorevole della “Repubblica”. Certo, non c’è niente di disonorevole in una sconfitta politica. Ma nel passaggio dello scettro dal popolo ai signori del Mercato non c’è solo la sconfitta della sinistra, c’è la sconfitta di tutto il costituzionalismo moderno e dello stesso Stato di diritto: il popolo sovrano è il cardine stesso della democrazia e della Costituzione.

Mettere super partes la nuova realtà per cui esso è tolto dal trono, sottrarre questo mutamento alla lotta politica, accettarlo come un fatto compiuto e finale, non è solo un efficientismo da quarantenni, è una scelta. E se a farlo è la sinistra, non è solo una sconfitta, è una caduta nella “sindrome di Stoccolma”, è un suicidio, ma col giubbotto esplosivo addosso, che distrugge insieme alla sinistra la politica, la democrazia e la libertà.”

Per chi volesse leggere di più, per comprendere meglio le argomentazioni di Raniero La Valle  suggerisco il suo saggio apparso sulla rivista  Micromega del 21 ottobre dal titolo polemico: Il vero quesito: approvate il superamento della democrazia parlamentare? Che inizia così: “La riforma non realizza ciò che promette. La verità è che il bicameralismo resta, ma è la democrazia parlamentare che se ne va. Il superamento è questo, e questo dovrebbe essere perciò il titolo non menzognero della legge. La Costituzione renziana è il punto di arrivo di una restaurazione il cui fulcro consiste nel trasferire la sovranità dal popolo ai mercati. Non basta un No per fermare questo processo, ma il No è condizione perché esso possa essere interrotto e rovesciato…”