Ricordando Alessandro Coti Zelati

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Forse non tutti sanno che la principale via di Palazzolo Milanese è dedicata ad un partigiano. Alessandro Coti Zelati, di origine cremonese, era un ragazzo grande e grosso ma giovanissimo di età . Per me non era solo un antifascista ma anche un parente (cugino di mia madre). I suoi famigliari madre, padre e sorelle hanno a lungo vissuto a Palazzolo Milanese ed ora la sua unica sorella superstite vive a Varedo. Una famiglia di origine contadina, diventata operaia per l’immigrazione degli anni ’40 e che è stata il punto di appoggio della mia famiglia. I miei genitori sono venuti a Palazzolo Milanese negli anni ’50 vicini alla zia, orfana già di Alessandro.

Alessandro nasce nel 1926 e si ritrova operaio all’Alfa Romeo nei giorni tragici del 25 luglio 1943 con la caduta di Mussolini che scatena la reazione gioiosa e ribelle delle coscienze in tutta Italia. Il fascismo sembrava finito. Alessandro” toglie il busto di Mussolini dal piedistallo davanti alla grande fabbrica e lo porta, seguito da una folla sempre più grande, fino al carcere di San Vittore gridando “fuori i politici dentro i fascisti”. Ma purtroppo non è il giorno della tanto attesa liberazione: Alessandro viene schedato.

In seguito, per sfuggire alla chiamate alle armi della RSI decide di raggiungere i partigiani in montagna; prima in Valdossola, poi nel piacentino. Qui si arruola nella 2^Brigata Giustizia e Libertà Busconi. Il 24 novembre 1944, in seguito ad un rastrellamento della 64^Divisione Turkestan viene arrestato, torturato e poi fucilato a Nibbiano in Val Tidone.

Sue notizie, foto e documenti si possono leggere dal volume La paura e il coraggio di Silvia Campanella edito dalla  Città di Paderno Dugnano, 2006.