L’appuntamento con il Referendum del 17 aprile si avvicina e il silenzio sembra regnare sovrano. La disinformazione non è mai una buona cosa. D’altro canto mentre si diffondono le voci favorevoli all’astensione della segreteria nazionale del PD e del governo Renzi, si aspettano ancora le decisioni del PD nazionale che verranno ufficializzate sembra solo il 7 aprile: ridicolo. Ho ascoltato le motivazioni delle Regioni promotrici del Referendum e non mi pare che queste siano animate da imbecillità o irresponsabilità. Ho sentito le ragioni di alcuni costituzionalisti che hanno sottolineato come in gioco ci siano il rapporto tra energia e territorio, il ruolo dei combustibili fossili e il futuro del referendum come strumento di democrazia. Ho anche letto con interesse le prese di posizioni di Oscar Figus e di Giorgio Grassi sul Referendum. Mi sono convinto: voterò e, pur con qualche dubbio, voterò sì. Per tre principali ragioni che attengono alla questione democratica, alle ragioni delle autonomie e alla politica ambientale.
1.La Corte Costituzionale e il governo hanno accolto 5 dei 6 quesiti proposti dai referendari. Uno solo è rimasto in campo. Questo non propone un alt immediato né generalizzato alla trivelle. Chiede di cancellare la norma che consente alle società petrolifere di estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane senza limiti di tempo. E’ quindi giusto e legittimo, soprattutto per un partito politico e per i cittadini, esprimersi con un sì o con un no. Non trovo utile, anzi trovo sbagliata, l’idea di invitare all’astensione. Non mi pare un buon servizio reso alla democrazia nell’epoca dell’astensione di massa e della delegittimazione della politica e della rappresentanza.
2.Non trovo che sia utile allentare i controlli del territorio e centralizzare le scelte, tanto più in materia ambientale, a prescindere dal merito (trivelle, acqua o altro). Mantenere invece forte l’attenzione all’ambiente è più facile se sono le autorità e le popolazioni locali ad esserne investite e responsabilizzate. Se un’impresa è seria e lavora bene rispettando l’ambiente è socialmente giusto assecondarne gli obiettivi industriali ma il limite del bene comune non deve essere dimenticato. Una scelta senza estremismi perché penso che le attività estrattive già autorizzate, potranno anche essere di nuovo autorizzate ma non senza controllo e senza limite, come accade con ogni concessione.
3.Infine penso che il Referendum possa comunque costituire una spinta indiretta contro il fossile e un monito a sviluppare di più le energie alternative. Una scelta che mi sembra più coerente con le indicazioni della COP 21 di Parigi.