Nel corso dell’ultimo consiglio comunale si è votato il Bilancio di Previsione 2017 della città di Paderno Dugnano. Il Partito Democratico, oltre a criticare l’impostazione generale presentata dalla giunta Alparone, ha provato a fare una proposta di modifica dell’Irpef cittadina, chiedendo di abbassare l’aliquota dall’attuale 0.8% allo 0.7%. Un punto di percentuale pari a 683.750 euro, compensato da minori spese di eguale importo. Spese ascrivibili a voci di gestione e di consumi interni all’ente e che non toccavano i servizi alla persona. Ne abbiamo provato a parlare con il consigliere Marco Coloretti, illustratore del punto per conto del gruppo consiliare del PD.
Come spiegate la proposta del taglio di un punto di percentuale dell’Irpef?
La parola chiave su cui vorremmo impostare il nostro ragionamento è EQUITA’.
Concetto che va oltre i confini della città di Paderno: ci sono cittadini che stanno pagando troppo in questi anni, dove ci si è concentrati a prelevare sui redditi certi (lavoro dipendente e pensioni in primo luogo).
Il segno che ne esce è già presente nelle prime pagine del Documento Unico di Programmazione: la tabella relativa al quadro macroeconomico nazionale indica una tendenza negativa rispetto alla propensione ai consumi. Non è difficile immaginare che molte, moltissime famiglie stanno letteralmente tirando la cinghia.
Occorre una inversione di tendenza per favorire quello che una volta si sarebbe identificato come “ceto medio”: bisogna che, anche a partire dalle scelte del nostro comune, si possa invertire la rotta, andando a contenere il prelievo di risorse a chi oggi, proprio nella difficoltà della congiuntura economica, rappresenta la rete di sostegno del sistema sociale, oltre tutto anche in ragione di una preoccupante riduzione dei servizi e ad un loro maggiore costo. Pensate ad esempio ai costi relativi alla cura e alla salute delle persone.
Ma la proposta non è stata votata dalla maggioranza : cattiva volontà o impossibilità di realizzarla?
Se facessi il demagogo direi cattiva volontà e basta. Però non è il nostro stile. La proposta era meno “impraticabile” di quanto dichiarato in Consiglio comunale. Di 59 voci toccate da tagli, tutte di spese che non riguardavano i servizi alla persona, molte hanno ricevuto il parere contrario con la dizione, davvero opinabile, “non si ritiene prudente ridurre lo stanziamento”. Con quelle voci abbiamo raggiunto i 314.750 euro, pari al 46,50% della proposta. Poi c’è un abbondante 25% di tagli inerenti i costi dei consumi di acqua, elettricità e metano che, a nostro avviso, si potevano ottimizzare almeno nelle previsioni. Opinabile, si dirà, ma non impossibile, appunto. Quindi una proposta praticabile, visto anche la prudenza dichiarata su alcune voci di entrata che non abbiamo messo in gioco ma che ci aspettiamo di vedere modificate in positivo fin dalla prossima variazione di bilancio.
Ma quello che ci preme sottolineare è che la nostra proposta non è uno spot ma un serio e diverso approccio alla questione finanziaria: è un punto di partenza di un ragionamento che porteremo avanti e che punterà a modificare le aliquote, anche attraverso un meccanismo, sempre rifiutato negli anni scorsi, di perequazione del prelievo rispetto alle fasce di reddito e non ad una imposizione unica. Per fare questo, ad esempio, le risorse ci sono subito, e non adottare queste misure, che altri comuni adottano, a cominciare da Milano, è davvero un cattivo servizio offerto ai nostri cittadini.
La proposta del taglio dell’Irpef ha avuto il merito di ottenere il sostegno di tutta l’opposizione.
Bene, vuol dire che le proposte del PD non sono rivolte al proprio ombelico ma sanno parlare anche ad altre orecchie e si spera incontrino la condivisione di molti cittadini che possono guardare a noi come una seria alternativa di governo a Paderno Dugnano.
Perché il mancato punto di Irpef non risolve da solo il giudizio negativo su questo bilancio, in perfetta linea con le scelte di questa amministrazione di centrodestra. Come abbiamo ricordato in consiglio comunale, la perfezione tecnica e il dato finanziario in equilibrio, che noi riconosciamo e che riteniamo un buon punto di partenza (ricordiamoci anche che questa città ha una storia molto lunga di oculatezza finanziaria e contabile, i cui meriti partono da lontano), non è sufficiente a farci dire “abbiamo raggiunto l’obiettivo”.
La sfida, semmai, oggi è osare, non conservare. Provare a invertire le tendenze, a immaginare una città in trasformazione evitando che sia solo il risultato di interventi precostituiti di espansione commerciale o abitativa tanto per realizzare le cubature piovute dagli indici fondiari. Una città che possa muoversi intorno ad idee di innovazione ambientale e tecnologica, culturale e di riqualificazione degli spazi urbani, verso una propensione al consumo maggiore sì, ma soprattutto di migliore qualità e sostenibilità.
Su questa prospettiva, l’ho detto in consiglio e lo ribadisco, c’è un ritardo di programmazione frutto di un’idea conservatrice della politica locale, volta al mantenimento dello status quo e spesso incline a subire l’iniziative di chi è portatore di interessi forti. Così Paderno si stravolge, non si trasforma.
Su questa analisi abbiamo inserito la nostra proposta di taglio dell’Irpef ed altri emendamenti minori, nelle cifre ma non nella sostanza, che volgevano a spostare l’attenzione proprio alla qualità della città. Tutti respinti.
Oggi non abbiamo raccolto il risultato sperato, ma la partita continua e il gruppo del PD è in campo.
Per finire, la situazione nazionale potrebbe avere riflessi anche sul futuro amministrativo di Paderno?
E’ possibile, anche se non so prevedere quando e come. Lo vedremo.
Aggiungo soltanto che, se vogliamo rilanciare le potenzialità della nostra città, abbiamo bisogno di cittadini che vogliono scommettere sul futuro di Paderno Dugnano (e sul futuro della politica) agendo da protagonisti e non da tifosi, perché si ritorni davvero a pensare alla cosa pubblica come bene comune.
Personalmente, non mi sono mai mosso da questi principi anche se lo spirito dei tempi ha più volte soffiato in un’altra direzione. Rimango convinto della necessità che saper governare i territori e formare lì una classe politica adeguata sia la via maestra per una ri-generazione del Paese e per affermare una risposta adeguata ai bisogni dei cittadini.
Per questo mi batto e sono ancora in campo. Aperto, ma sempre dalla parte di chi ha meno opportunità e diritti, per avere tutti più equità sociale e maggiore libertà.