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Una polemica vecchia come il mondo

Ieri sera in Consiglio Comunale presentazione ed approvazione del “Piano per il diritto allo Studio”. Un buon piano, che si può sempre migliorare.

Nel dibattito è emersa una differente concezione che dell’uguaglianza hanno il centrodestra e il centrosinistra. Per il primo l’uguaglianza è un concetto formale e astratto che prescinde dalla realtà sociale del paese. Per il centrosinistra  è sostanziale perché si cerca di realizzarla, per quanto possibile.

Viene alla mente anche una polemica del 1976 che guadagnò una pagina del quotidiano l’Unità e l’attenzione del polemista Fortebraccio.

L’ antefatto fu la presa di posizione di una nota organizzazione clericale che criticava la decisione della giunta di sinistra perché aveva fissato nuove tariffe per la refezione scolastica in base alle fasce di reddito. Apriti cielo. Cito dal volantino:”il nuovo criterio è fortemente diseducativo. Il fatto di dividere gli alunni (e le famiglie) fra ricchi e poveri contrasta infatti fondamentalmente con l’esigenza di realizzare nella scuola condizioni minime di unità e di uguaglianza sociale”..e..”almeno fra i bambini riteniamo questioni di denaro non dovrebbero costituire fonte di divisione e quindi di individualisamo”.

Fortebraccio così rispondeva:

“Questo è il punto, ed è un punto che, superando la particolare situazione di Paderno Dugnano, assume carattere generale e rende, rabbiosi lor signori. I redditi debbono rimanere celati perché la loro conoscenza induce a confronti «oltre che spiacevoli, inevitabilmente negativi». Per l’appunto, signori: in un Paese onestamente governato le paghe sarebbero giuste, i compensi meritati, le retribuzioni adeguate, le differenze, pur possibili, eque. Invece da noi che succede? Succede che a povertà pietosissime fanno riscontro ricchezze immense, a indigenze pietose sfacciate fortune, a ristrettezze

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I manifesti di Cile e Vietnam

Inaugurata ieri la Mostra di Manifesti della Raccolta Risso che ricordano le mobilitazioni degli anni’70 a favore della resistenza cilena contro il colpo di stato di Pinochet, e a sostegno di quella vietnamita contro gli USA.

Alla presenza della sindaca Anna Varisco, e di rappresentanti dello Spi-CGIL, dell’ANPI e dell’Associazione Restare Umani che hanno collaborato alla riuscita della manifestazione, Sergio Risso ha raccontato della sua raccolta e della sua passione.

Era presente anche G.Pelucchi, responsabile dell’archivio storico della CGIL Milanese.

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Una Città Metropolitana senza limiti?

Articolo di Ottorino Pagani:

“Nelle aree ex-Falk di Sesto S. Giovanni si preannuncia la trasformazione nell’ennesima “macchia di cemento” per soddisfare l’ennesima speculazione finanziaria sulla rendita fondiaria di un’area da bonificare, fortemente inquinata, anche di rifiuti radioattivi. Il contenzioso in discussione sembra essere: “visti gli alti costi della bonifica (circa 600 milioni) l’indice di edificabilità va aumentato, passando dagli attuali 0.9 concessi (a fronte del limite massimo di 0.6 previsto dal PGT di Sesto S.G.) al valore richiesto di 1,5 mc/mq. Per fare un raffronto il PGT di Milano fissa come tetto massimo un indice di edificabilità di 0,35 …” (vedi: Milano Today del 14 luglio 2024).

Il tema riproposto dalle richieste della società proprietaria delle aree investe diversi livelli dell’amministrazione pubblica (il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase), che deve dare il placet al piano particolareggiato approvato dal Comune col parere di Regione e Città Metropolitana) e per questo suggerisce alcune considerazioni:

  • la propaganda di una élite, priva di alcuna sensibilità ambientale, per la “città infinita” al fine di asfaltare e cementificare ciò che è già troppo asfaltato e “cementificato” si scontra con le evidenze del collasso ambientale da inquinamento e consumo di suolo per usi urbani, comprese le infrastrutture che consumano quei pochi residui di campagna rimasti. In questo scenario: non dovremmo “capire” che esistono limiti  fisici e funzionali, superati i quali la crescita della città può portare alla sua stessa morte? Il superamento dei limiti fisici dello sviluppo urbano, la congestione che ne é derivata, il progressivo scadimento della qualità della vita, sono i motivi che dovrebbero indurci a frenare la corsa al gigantismo urbano.

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Europa & resilienza.

Articolo di Ottorino Pagani:

“In ecologia la resilienza è definita come: “la velocità con cui una comunità (o un sistema ecologico) ritorna al suo stato iniziale, dopo essere stata sottoposta a una perturbazione che l’ha allontanata da quello stato; le alterazioni possono essere causate sia da eventi naturali, sia da attività antropiche. Solitamente, la resilienza è direttamente proporzionale alla variabilità delle condizioni ambientali e alla frequenza di eventi catastrofici a cui si sono adattati una specie o un insieme di specie”. Con il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) questa parola ha trovato enfasi nel linguaggio tecnico-istituzionale e indica un obbiettivo importante del Piano di sviluppo europeo.

Ma perché dovremmo allenarci alla resilienza contro i cambiamenti climatici in corso d’opera?

Questo orientamento risulta coerente con la strategia comportamentale prevalente in questi tempi, cioè prestare attenzione ai soggetti che vivono determinate esperienze piuttosto che agli oggetti che possono causarle: se sollevare pesi diventa troppo doloroso, si è di fronte a una scelta: o si diminuisce il carico o si presta meno attenzione al dolore. La strategia che predilige questa seconda scelta porta al proliferare di investimenti e di consulenti in psicoterapie che hanno il compito di intervenire alterando le sensazioni degli individui per gestire in meglio le proprie attività ed esperienze. In linea con questa strategia è, anche, la recente scelta del governo italiano “di raddoppiare lo stanziamento annuale dei fondi destinati al potenziamento deiservizi trattamentali e psicologici negli istituti di pena, attraverso il coinvolgimento di esperti specializzati e di professionisti esterni all’amministrazione”. Probabilmente, il successo di questa strategia fa leva sull’evidenza che il nostro cervello è più

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Politiche energetiche? (2)

Articolo di Ottorino Pagani:

“Il post dell’11 aprile 2023 si concludeva con la domanda: La “politica di sinistra” farà proprie, con urgenza, le istanze delle associazioni dei consumatori per un ripensamento radicale della liberalizzazione del mercato dell’energia, iniziando dalla ristrutturazione dell’attuale “mercato tutelato”?

Di seguito il comunicato Ansa del 18 maggio 2024 che conferma il persistere del problema:

Il mercato libero dell’energia elettrica e del gas si sta rivelando “un colossale flop” e le famiglie non stanno registrando benefici sul fronte della spesa in bolletta.

Lo sostiene Assoutenti, che ha realizzato uno studio mettendo a confronto le attuali offerte degli operatori nelle principali città italiane, attraverso l’apposito portale messo a disposizione da Arera e Acquirente unico.

Per quanto riguarda il gas, in nessuna città si registrano sul mercato libero opzioni più convenienti rispetto al regime di vulnerabilità regolato da Arera, ed entrato in vigore lo scorso 10 gennaio dopo la fine del mercato tutelato, analizza Assoutenti.

Considerando le migliori offerte a prezzo fisso, la spesa per il gas risulta più alta fino a 300 euro all’anno a famiglia, in particolare a Catanzaro e a Roma, al top. Anche considerando le migliori offerte a prezzo a variabile, la spesa rimane più elevata di quella sostenuta nel regime di vulnerabilità, con l’aggravio maggiore che spetta sempre a Roma (+230 euro).
Sul mercato libero dell’energia elettrica si assiste invece ad una concentrazione delle offerte che risultano omogenee su tutto il territorio, analizza ancora Assoutenti: rispetto alle tariffe in vigore sul mercato tutelato della luce, la maggiore spesa annua sul mercato libero è pari ad oltre 130 euro a famiglia.”

Nel programma di …